Venceslao, Genova, Franchelli, 1717 (Il Venceslao)

 SCENA XI
 
 Notte. Stanza di Casimiro con gabinetto.
 
 GISMONDO, poi VENCESLAO
 
 GISMONDO
650La notte avanza; e ’l prence
 non viene ancora, ei solo
 col suo furor rimase,
 torbido e minaccioso
 e rivale e geloso.
 
655   Oggi, o patria, irato cielo
 la tua pace turberà.
 
    E un mortal velo
 di questo giorno
 sì chiaro e adorno
660il bel sereno
 t’asconderà.
 
 VENCESLAO
 Gismondo, ov’è il mio figlio?
 GISMONDO
                                                       Io qui l’attendo.
 VENCESLAO
 O dio! L’alma presaga
 m’è di sventure e per Ernando io temo.
 GISMONDO
665Anco non vien.
 VENCESLAO
                              Gismondo,
 chiamisi tosto il duce Ernando.
 GISMONDO
                                                           Al cenno
 affretto il piè veloce.
 (Temo anch’io l’ire per un amor feroce).