Venceslao, Genova, Franchelli, 1717 (Il Venceslao)

 SCENA III
 
 CASIMIRO, ERENICE
 
 CASIMIRO
 Felice incontro; arresta,
 bella Erenice, il piede.
 Quel che ti vedi inante
460non è più Casimiro,
 quell’importuno e quel lascivo amante.
 Egli è il prence e l’erede
 del polonico scettro,
 tuo amator ma pudico e che destina
465te al suo regno e al suo amor moglie e regina.
 ERENICE
 Come? Tu, Casimiro, erede e prence
 del polonico scettro,
 chiedi in moglie Erenice, il vile oggetto
 de l’impuro tuo affetto?
 CASIMIRO
470Sì, principessa, a quella fiamma, ond’arsi,
 purgai quanto d’impuro avea ne l’alma.
 ERENICE
 Vane lusinghe. Io veggio
 ancora in te quell’amator lascivo,
 de l’onor mio nemico,
475non per virtù ma per furor pudico.
 CASIMIRO
 S’errai, fu giovanezza e non disprezzo.
 ERENICE
 E s’io t’odio, è raggione e non vendetta.
 CASIMIRO
 Cancella un pentimento ogni gran colpa.
 ERENICE
 Machia d’onor mai non si terge; e spesso
480insidia è il pentimento.
 CASIMIRO
 Sarai mia sposa.
 ERENICE
                                 Io, Casimiro?
 CASIMIRO
                                                            E meco
 tu regnerai felice.
 ERENICE
 Non troverai Lucinda in Erenice.
 
    Non m’è caro amar penando
485chi tradir vuol la mia pace
 per godere in libertà.
 
    È follia vivere amando
 chi d’amore ha doppia face,
 chi è sol reo d’infedeltà.