Venceslao, Genova, Franchelli, 1717 (Il Venceslao)
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Copia
SCENA XI
CASIMIRO e GISMONDO
CASIMIRO
300
Amar puossi, Gismondo,
beltà più ingiusta e più superba?
GISMONDO
Prence,
de l’ingrata Erenice
si serve amor per gastigarti. Ei gode
che tua pena ora sia l’altrui rigore.
CASIMIRO
305
Di qual fallo son reo?
GISMONDO
Lo sa il tuo core.
CASIMIRO
Che mai?
GISMONDO
Spergiuri affetti,
giuramenti negletti
e promesse di amor vane e fallaci,
Lucinda amata e poi tradita...
CASIMIRO
Eh taci.
310
D’un volto che piace,
ch’alletta il mio core
e languire mi fa nell’ardore,
sempre fido seguace sarò.
E se vivo non porto nel petto
315
quel primiero sì tenero affetto,
il rimorso nell’alma non ho.