Venceslao, Roma, Bernabò, 1716 (Il Vincislao)

 SCENA XI
 
 CASIMIRO con guardie e detto
 
 CASIMIRO
 Prostrato al regio piede,
 incerto fra il timore e la speranza,
1540eccomi.
 VINCISLAO
                  Sorgi. (Anima mia, costanza).
 CASIMIRO
 Nelle tue mani è il mio destin.
 VINCISLAO
                                                          Mio figlio,
 reo ti conosci?
 CASIMIRO
                             E senza
 la tua pietà sono di vita indegno.
 VINCISLAO
 Cieco vibrasti il ferro
1545fra l’ombre.
 CASIMIRO
                         Il ferro strinsi e fui spietato.
 VINCISLAO
 Alessandro uccidesti.
 CASIMIRO
 Il mio germano uccisi.
 VINCISLAO
 Morto Ernando volesti, il duce invitto.
 CASIMIRO
 E del colpo l’error fu più delitto.
 VINCISLAO
1550Scuse non hai.
 CASIMIRO
                              L’ho ma le taccio, o sire;
 se discolpe cercassi, io sarei ingiusto;
 sarò più reo, perché tu sia più giusto.
 VINCISLAO
 (Vien meno il cor). Dammi le braccia, o figlio.
 CASIMIRO
 Re, padre.
 VINCISLAO
                      E prendi in questo
1555l’ultimo abbracciamento.
 CASIMIRO
 L’ultimo?
 VINCISLAO
                     Ahi pena!
 CASIMIRO
                                          Ahi sorte!
 VINCISLAO
 Or vanne, o figlio.
 CASIMIRO
                                    Ove signor?
 VINCISLAO
                                                            A morte.
 CASIMIRO
 A morte?
 VINCISLAO
                     Sì, ma vanne
 non reo ma generoso. Un cor vi porta
1560degno di re che non imiti il mio.
 A me sol lascia i pianti, a me i dolori
 e insegnami costanza allor che mori.
 CASIMIRO
 
    Basta ch’io sia tuo figlio
 per gir costante a morte,
1565che intrepido il mio ciglio
 la morte incontrerà.
 
    (Solo s’io mi rammento
 la mia fedel consorte,
 pensando al suo tormento
1570l’ardir mancando va).