Venceslao, Roma, Bernabò, 1716 (Il Vincislao)

 SCENA VIII
 
 Appartamenti di Erenice contigui al giardino.
 
 ERENICE, poi ALESSANDRO ed ERNANDO
 
 ERENICE
 
    Come va dal bosco al prato
 sospirando l’usignuolo,
 vola l’alma al suo tesor.
 
    E pur dirgli m’è negato:
215«Frena, o caro, il tuo gran duolo,
 sei la pace del mio cor».
 
 Taci Erenice, il caro ben qui giunge;
 e seco è il duce, il solo
 testimonio fedel del nostro amore;
220brama sì di goder ma taci, o  core.
 ERNANDO
 Bella Erenice!
 ERENICE
                             Invitto Ernando!
 ERNANDO
                                                              (Oh vista).
 ERENICE
 All’ombra de’ tuoi lauri
 la comun libertà posa sicura.
 ALESSANDRO
 E de’ tuoi rischi il nostro bene è l’opra.
 ERNANDO
225Se voi lieti non rendo
 nulla oprai, nulla ottenni. Egli ha gran tempo
 ch’ardono del tuo bello, e ben tu ’l sai,
 Casimiro e Alessandro.
 Questi, temendo il suo rival germano,
230nascose il foco e col mio labro espose
 le sue fiamme amorose;
 l’odio di Casimiro,
 credutomi rival, tutto in me cadde
 e in me sol rispettò l’amor paterno;
235la Moldavia rubella
 mi esentò dalla reggia; io vinsi e ’l prezzo
 esser dovea Erenice,
 sol per render voi lieti (e me infelice).
 ERENICE
 Cor generoso.
 ALESSANDRO
                            E grande!
 ERNANDO
240Godea che a me tenuti
 foste di tanto. Casimiro allora
 fremé, si oppose, minacciò, compiacqui
 al suo furor; tolsi congedo e tacqui.
 ERENICE
 Perfido!
 ERNANDO
                   Or la dimora
245è commune periglio.
 ALESSANDRO
 Ma qual è il tuo consiglio?
 ERNANDO
 Pria che risorga il giorno
 stringavi sposi un maritale amplesso.
 ALESSANDRO
 E poi?
 ERNANDO
                Riparo allora
250non avrà il fatto; al mio consiglio, al nodo
 non disuguale, il padre
 darà l’assenso e del rival germano
 sarà impotente ogni furore o vano.
 ALESSANDRO
 Me fortunato appieno,
255se tu vi assenti.
 ERENICE
                               Oh dio!
 ALESSANDRO
 Che paventi, Erenice?
 ERENICE
 L’essere così presto sì felice.
 ALESSANDRO
 Temi il mal, non il bene.
 ERENICE
 Offendo l’onestà.
 ALESSANDRO
                                  Prendi, mia vita,
260sposa mi sei. Nell’atto sacro invoco
 l’amor, la fede, Ernando.
 ERENICE
 Ti cedo e sposa ecco t’abbraccio.
 ERNANDO
                                                            Parti,
 pria che il german qui ti sorprenda.
 ALESSANDRO
 Verrò cinto dall’ombre
265a trovar pace a te, mia vita, appresso.
 ERNANDO
 (Io fui del mio morir fabro a me stesso).
 ALESSANDRO
 
    Col piacer che siete miei,
 vaghi lumi del mio bene,
 da voi parto e tornerò.
 
270   Se il mio sol, cara, tu sei,
 più del dì l’ombre serene
 per te lieto mirerò.