Venceslao, Napoli, Muzio, 1714 (Vincislao)

 SCENA VII
 
 VINCISLAO, CASIMIRO e LUCINDA
 
 VINCISLAO
 Figlio, in onta a tue colpe
 son padre ancora. Alor che morte attendi,
 agl’imenei t’invito e ti presento
1605in Lucinda una sposa.
 Tutto altro oggi attendevi,
 fuor che un tal dono. Abbilo a grado, il chiede
 tuo dover, mio comando e più sua fede.
 LUCINDA
 (Che mai dirà?)
 CASIMIRO
                                 Deh! Come
1610è possibile, o padre,
 che sì tosto si cangi
 la sorte mia? Dovea morir...
 VINCISLAO
                                                     Eh lascia
 la memoria funesta,
 pensa or solo a goder. Tua sposa è questa.
 CASIMIRO
1615Caro più de la vita
 m’è il dono tuo; lo accetto
 non perché tu ma perché amor lo impone
 e a la bella Lucinda
 non mi sposa il timor ma la ragione.
 LUCINDA
1620E di gioia non moro?
 VINCISLAO
                                         Or questa gemma
 confermi a lei la marital tua fede. (Dà un anello a Casimiro che poi lo pone alla destra di Lucinda)
 CASIMIRO
 Ma più di questa gemma
 te la confermi il core.
 LUCINDA
 Mio conforto.
 CASIMIRO
                            Mio ben.
 A DUE
                                               Mio dolce amore.
 VINCISLAO
1625Sposi, sì casti amplessi
 lasciar si denno in libertà.
 CASIMIRO
                                                  Due volte
 mi fosti padre.
 LUCINDA
                              E vita
 ti deggio anch’io.
 VINCISLAO
                                  Regina,
 a l’amor tuo si è sodisfatto?
 LUCINDA
                                                    Appieno.
 VINCISLAO
1630Sei paga?
 LUCINDA
                     In Casimiro
 tutta lieta è quest’alma e più non chiede.
 VINCISLAO
 Egli è tuo sposo ed io serbai la fede.
 LUCINDA
 Sì, la serbasti.
 VINCISLAO
                             Addio. Null’altro, o sposi,
 qui far mi resta, or che la fé serbai.
1635Ma Casimiro...
 CASIMIRO
                              Padre.
 VINCISLAO
 Deggio altrui pur serbarla. Oggi morrai. (Parte)