Venceslao, Napoli, Muzio, 1714 (Vincislao)

 SCENA IX
 
 GILDO e poi GERILDA
 
 GILDO
 Insomma queste donne
 son donne grandi allor che non han gonne.
 Fan da brave, da fiere e impertinenti,
1000vonno ammazzar le genti;
 però la lor braura
 sol poco tempo dura,
 poiché alle sette o all’otto
 sono costrette poi d’andar di sotto.
1005Così è stato in Lucinda nel pugnare,
 così sarà in Gerilda a lungo andare.
 GERILDA
 Cosa sarà in Gerilda a lungo andare?
 GILDO
 Dico che a lungo andare
 ti renderai capace
1010e fra di noi godremo eterna pace.
 GERILDA
 O bene o mal che tu ti porterai,
 pietosa o cruda ancor mi troverai;
 perciò se amar mi vuoi
 unisci ai miei voleri ancora i tuoi.
1015Hai dunque da saper...
 GILDO
                                             Dimmi per ora,
 è assai lungo il discorso?
 GERILDA
 Sarà d’una mezz’ora.
 GILDO
 Oh! Adesso non lo fare
 ma fallo un’altra volta,
1020che in corte io devo andare,
 che già tramonta il sol.
 GERILDA
                                            Ascolta, ascolta.
 GILDO
 Tu m’affliggi e consumi,
 lascia, lasciami andare.
 GERILDA
 E cos’hai tu da fare?
 GILDO
1025Andare in corte e accendere li lumi.
 GERILDA
 I lumi? No, che molto è presto ancora,
 ci è tempo un quarto d’ora;
 ma qualch’altro raggiro
 ti va per il cervello.
 GERILDA
1030Mia Gerilda, bel bello,
 non far questo giudizio temerario,
 che fanno i tuoi pensieri un gran divario.
 GERILDA
 No, certo non m’inganno questa volta.
 GILDO
 T’inganni certo. Addio, men vado.
 GERILDA
                                                                Ascolta.
 
1035   Questa è l’ora che corre ogni bello
 intorno le mura
 di chi l’innamora
 e se alcuno lo guarda, bel bello,
 fa sott’occhio un ghignetto, un saluto;
1040ma se poi da nessuno è veduto,
 si fa sotto e con mezze parole
 gli dice: «Mio sole,
 io moro per te».
 
    V’è alcun altro che fa lo sdegnato,
1045passando infuriato
 nemmeno la mira.
 Poi per strada si pente e sospira
 e, fingendo sentirsi chiamare,
 si volge a mirare
1050quella bella e vorria che amorosa
 dicesse affannosa:
 «Non mi guardi! Crudele, e perché?»
 
 GILDO
 Quanto, quanto t’inganni,
 che tutti i miei pensieri
1055sai chi son? Le candele e i candelieri.
 GERILDA
 Va’ dunque, va’; non voglio più fermarti.
 GILDO
 Non vorrei disgustarti.
 GERILDA
 So che Gerilda non ti sta più in mente.
 GILDO
 Sempre mi sei presente.
 GERILDA
1060Bugiardo! Mensogniero!
 Gerilda ho nominato
 né pur ti sei inchinato.
 GILDO
 (Il malan che mi dia). È vero, è vero. (La saluta)
 GERILDA
 Va’ a far ciò che ti pare.
 GILDO
1065Non ti vorrei, ben mio, no, disgustare.
 GERILDA
 
    Vanne pur...
 
 GILDO
 
                             Men vado via;
 ma tu ancora, anima mia,
 puoi venir con me.
 
 GERILDA
 
                                     Con te?
 Perché mai? Dimmi, perché?
 
 GILDO
 
1070   Perché al lume de’ tuoi lumi
 voglio accender le candele.
 
 GERILDA
 
 No.
 
 GILDO
 
           Crudele! Ed io ti giuro
 che il padron starà allo scuro,
 se non vieni tu con me.
 
 GERILDA
 
1075   Stia allo scuro il tuo padrone,
 non mi reca sugezione
 né in me fuoco v’è per te.
 
 GILDO
 
    Questa è troppa ostinazione.
 
 GERILDA
 
 Va’, t’aspetta il tuo padrone.
 
 GILDO
 
1080Hai li spirti troppo fieri.
 
 GERILDA
 
 Va’ a trovar i candelieri.
 
 GILDO
 
 Troppo sprezzi chi è fedele.
 
 GERILDA
 
 Va’ ed accendi le candele.
 
 GILDO
 
 Nol so far senza di te.
 
 GERILDA
 
1085Nol farai giammai con me. (Partono da diverse parti)