Venceslao, Napoli, Muzio, 1714 (Vincislao)

 SCENA VI
 
 CASIMIRO con seguito e detti
 
 CASIMIRO
 E vita ed innocenza
 affidata al mio braccio è già sicura.
 LUCINDA
 Impotente è l’ardire in alma impura. (Vincislao va a sedere in trono)
 O tu, che ancor non veggio
885qual ti debba chiamar, nemico o amico,
 possibil fia ch’espor tu voglia al fiero
 sanguinoso cimento e fama e vita?
 E ingiusto sosterrai la tua mentita?
 Dimmi, di’, Casimiro. Ignoto il volto
890t’è di Lucinda e ’l nome?
 Fede non le giurasti? (Casimiro non la guarda)
 Amor non promettesti? E dir tu ’l puoi?
 Tu sostener? Scuotiti alfin. Ritorni
 la perduta raggion. Già per mia bocca
895l’amorosa Lucinda or sì ti dice.
 
    Cara parte di quest’alma,
 torna, torna a consolarmi.
 Sposo amato...
 
 CASIMIRO
 
                              All’armi, all’armi. (Cava la spada)
 
 LUCINDA
 
    Traditore, più che amore
900brami piaghe e vuoi svenarmi?
 
 CASIMIRO
 
 All’armi, all’armi.
 
 LUCINDA
 Dunque all’armi, spergiuro. (Dà di mano alla spada)
 Seguasi il tuo furor.
 CASIMIRO
                                       Sei tu quel forte
 campion che a darmi morte
905sin dal ciel lituan teco traesti?
 LUCINDA
 Io quegli sono e meco
 ho la raggion de l’armi,
 meco i numi traditi,
 la fede vilipesa, i tuoi spergiuri.
910Su, stringi il ferro e temi
 le piaghe che ricevi
 ma più quelle che fai. Più del tuo sangue,
 temi il mio sangue e sia
 il tuo rischio maggior la morte mia.
915Ma che dissi mia morte?
 La tua, la tua vogl’io. Perfido, all’armi.
 Ben saprà questo acciaro
 a quel core infedel farsi la strada.
 CASIMIRO
 (Io volgerò contro costei la spada?) (In atto di partire, Lucinda lo trattiene)
 LUCINDA
920No no, da questo luogo ad armi asciutte
 non uscirem.
 CASIMIRO
                           (Corre a l’occaso il sole
 e in braccio ad Erenice Ernando è atteso).
 LUCINDA
 Che fai? Che miri? Omai
 o ti difendi o ti trafiggo inerme.
 CASIMIRO
925Pugnisi al nuovo giorno.
 LUCINDA
 No no, pugna or volesti e pugna or voglio.
 Tu dei cadervi od io.
 CASIMIRO
 (Tolgasi questo inciampo a l’amor mio). (Segue il combattimento in cui Casimiro guadagna a Lucinda la spada)
 Sei vinto ed è il tuo torto
930chiaro agl’occhi del padre, a quei del mondo.
 LUCINDA
 Hai vinto, o vil, ma generoso e forte
 ne le perdite mie restami il core.
 Forse de’ tuoi trionfi
 non godrai lungamente, o traditore.
935Tutte armate a tuo danno
 le lituane spade empier di stragi
 questa reggia sapranno;
 e tu, principe indegno,
 piangerai la tua sorte
940senza onor, senza fede e senza regno.
 VINCISLAO
 Sì temerario!
 CASIMIRO
                            Ascolta
 quanto audace è costui.
 LUCINDA
 Di temerario a torto
 mi tacci, o re; la mia ragione, il giusto
945parlan su questo labro e, se tu nieghi
 di vendicarmi, io stessa
 farò le mie vendette. Ho avvezza anch’io
 la fronte a la corona, il piede al trono,
 so punir, so regnar, Lucinda io sono.
 VINCISLAO
950Lucinda? (Scendendo dal trono)
 CASIMIRO
                      Eh! Padre, un mentitore è desso,
 mentì già il grado ed or mentisce il sesso.
 Questa non è Lucinda, in tali spoglie
 non si ascondon regine.
 Non sei Lucinda, no, confuso e vinto,
955pien di scorno e di duolo
 rimanti. (Il padre viene, a lui m’involo). (Parte)