Venceslao, Napoli, Muzio, 1714 (Vincislao)

 SCENA III
 
 CASIMIRO e poi GILDO
 
 CASIMIRO
820Mie deluse speranze,
 non andrete impunite
 d’un tal rifiuto.
 GILDO
                               Appunto
 ch’io ti volea, t’ho giunto.
 CASIMIRO
 Che arrechi?
 GILDO
                           Adagio un poco,
825lasciami prender fiato,
 che caminato ho tanto
 in cercarti per tutto
 che addosso non mi trovo un pelo asciutto.
 CASIMIRO
 Che v’è di nuovo?
 GILDO
                                    Il foco
830che tu serbi nel seno
 per Erenice ammorza.
 CASIMIRO
 L’offerta d’un diadema,
 che li fece il mio amor, sprezza l’ingrata?
 GILDO
 La sprezza, signorsì,
835e sarà d’altro sposa in questo dì.
 CASIMIRO
 Come? Sposa Erenice? Oh dei! Ma dove?
 Quando? Con chi?
 GILDO
                                     Ne la ventura notte
 si stringe il nodo ma con chi non so.
 CASIMIRO
 Così vicina è ancor la mia sciagura?
840E certo ’l sai?
 GILDO
                            Poc’anzi
 da una sua damigella,
 con cui faccio l’amore,
 il tutto intesi.
 CASIMIRO
                            Ah! Troppo,
 troppo intendesti.
 GILDO
                                    È tempo...
 CASIMIRO
845È tempo, sì, di vendicarmi, iniqua!
 Ma nel rival superbo
 ti punirò.
 GILDO
                     Vedi, signor...
 CASIMIRO
                                                 Non più,
 parto col mio furor. Tu taci il tutto.
 GILDO
 Non parlerò. (Straggi prevedo e lutto).
 CASIMIRO
 
850   D’ire armato il braccio forte
 d’ogn’intorno straggi e morte
 implacabil spargerà.
 
    Duolmi sol che il fier rivale
 sotto a questo acciar reale
855di cader la gloria avrà.