Venceslao, Napoli, Muzio, 1714 (Vincislao)

 SCENA IV
 
 CASIMIRO e GILDO
 
 GILDO
 Presto, presto signor...
 CASIMIRO
                                           Che v’è? Che apporti?
 GILDO
 Gran cosa, cosa grande, anzi grandissima.
 La signora...
 CASIMIRO
                          Erenice?
 GILDO
                                             Oibò! Quell’altra...
 CASIMIRO
 Chi mai?
 GILDO
                     La principessa...
 CASIMIRO
100Di Lituania?
 GILDO
                           Appunto.
 CASIMIRO
 Lucinda? È morta forse?
 GILDO
                                                Oibò! È più viva
 che non sono li vivi
 alor che stanno in vita;
 e qui giunta è poc’anzi.
 CASIMIRO
105Oh dei! Lucinda?
 GILDO
                                   Io stesso
 la vidi in viril manto,
 mentito sesso e coi suoi fidi accanto.
 Eh! Che v’è peggio ancora.
 CASIMIRO
 Che mai?
 GILDO
                     Con la signora
110v’è ancor la damigella,
 che le fa da scudiero
 e tutta ardita e snella
 cinge il brando guerriero
 e, se s’accorgerà
115ch’io sono d’altra amante,
 certo mi pagherà di buon contante.
 CASIMIRO
 Turbatrice odiosa
 de l’amor mio, costei sen viene e seco
 avrà la fé giurata,
120rinfaccerà de l’amor mio le fiamme,
 i promessi imenei,
 chiamerà nel suo pianto uomini e dei.
 GILDO
 Che faremo, o signor?
 CASIMIRO
                                           Che far poss’io?
 Gli affetti a lei dovuti
125mi ha rapiti Erenice.
 GILDO
 E ancor quell’altra avrà li miei rifiuti,
 che il nuovo amor troppo mi fa felice.
 Eccole là, padrone.
 CASIMIRO
 Osserverò s’è dessa.
 GILDO
130Sì, che purtroppo sono. Oh confusione! (Si ritirano in disparte)