Venceslao, Foligno, Campana, 1713 (Il fratricida innocente)

 SCENA IV
 
 GISMONDO solo
 
 GISMONDO
 Io mi credea che d’Erenice al nodo
 sciolto cadesse e infranto
540quello di Casimiro e nel suo core
 credei servir, Lucinda, al tuo dolore.
 Ma in lui la grave offesa
 risveglia l’ire e non ammorza il foco;
 disprezzo il fa costante,
545più feroce ei divien, non meno amante.
 
    Quanto all’alme è mai funesto
 il velen di gelosia;
 
    Dal suo tosco infetto un cuore
 si fa scherzo a un vil timore
550e il timor divien follia.