Venceslao, Foligno, Campana, 1713 (Il fratricida innocente)

 SCENA XVI
 
 LUCINDA e detti
 
 LUCINDA
 Del sarmatico cielo inclito Giove,
 per cui la fredda Vistula è superba
 più de l’Istro e del Tebro,
 re, la cui minor gloria è la fortuna,
345quella ch’estinto il genitor Gustavo
 di Lituania or regge
 le belle spiaggie e ’l fertil suol, Lucinda,
 a te, la cui gran fama
 non v’è cui nota, o Venceslao, non sia,
350per alto affar me suo ministro invia.
 VENCESLAO
 Di sì illustre regina,
 la cui virtù sublime
 è fregio al debol sesso, invidia al forte,
 ch’io servir possa a’ cenni è mia gran sorte.
 CASIMIRO
355(O dei! Fia meglio allontanarmi).
 LUCINDA
                                                               Arresta,
 principe, i passi. A quanto
 dir mi riman, te vo’ presente.
 CASIMIRO
                                                        (O inciampo!)
 ERNANDO
 (Si turba).
 CASIMIRO
 Costui, signor, mente l’uficio e ’l grado.
 LUCINDA
360Io mentir, Casimiro?
 Questo che al re presento
 foglio fedel, questo dirà s’io mento.
 ERNANDO
 (Che sarà mai?)
 ALESSANDRO
                                 (Legge e minaccia).
 VENCESLAO
                                                                       (O note!)
 CASIMIRO
 (Nieghisi tutto a chi provar nol puote).
 VENCESLAO
365(Che lessi?) Ah figlio, figlio! Opre son queste
 degne di te? Degne del sangue ond’esci?
 Tu cavalier? Tu prence?
 CASIMIRO
 A che?
 VENCESLAO
                Prendi e rimira.
 Que’ caratteri impressi
370son di tua man? Li riconosci? Leggi;
 leggi pure a gran voce e del tuo errore
 dia principio a la pena il tuo rossore.
 CASIMIRO (Legge)
 «Per quanto ha di più sacro,
 il prence Casimiro a te promette
375la marital sua fede,
 a te, Lucinda, erede
 del regno lituano;
 e segna il cor ciò che dettò la mano».
 VENCESLAO
 Leggesti? A qual difesa
380tua innocenza commetti?
 CASIMIRO
 (Ch’Erenice mi ascolti è mia gran pena).
 Or ora il dissi. Un mentitore è questi,
 signor. Mentito è ’l grado,
 mentito il ministero. Io né giurai
385a Lucinda la fede
 né vergai questo foglio
 né promisi imenei
 né mai la vidi o pur ne intesi.
 LUCINDA
                                                        (O dei!)
 CASIMIRO
 E perché alcun de la mendace accusa
390testimon più non resti,
 lacerato in più parti
 or te, foglio infedele, il piè calpesti.
 VENCESLAO
 Tant’osi?
 LUCINDA
                    Casimiro,
 mentitor me dicesti. In campo chiuso
395a singolar tenzone
 forte guerrier per nascita e per grado
 tuo egual, che meco io trassi
 da’ lituani lidi,
 per mia bocca or t’invita
400e tua pena sarà la tua mentita.
 CASIMIRO
 Il paragon de l’armi io non ricuso.
 LUCINDA
 Anzi che cada il sole,
 tu, re, il concedi.
 VENCESLAO
                                 Assento;
 e spettatore io ne sarò.
 LUCINDA
                                            Ti aspetto
405colà al cimento.
 CASIMIRO
                               Ed io la sfida accetto.
 LUCINDA
 
    Io t’attendo in campo armato,
 per morire o vendicarmi.
 
    Io più temo un core ingrato
 che il cadere in mezzo a l’armi.