Il Tirsi, Venezia, Nicolini, 1696

 SCENA III
 
 LICISCO e CORINNA
 
 LICISCO
 Segui il consiglio mio. Simula, o ninfa,
 ire con l’infedel. Que’ finti sdegni,
 t’ami Tirsi o non t’ami,
 a te fian di vendetta, a lui di pena.
 CORINNA
435Ah, che non sanno i lumi
 l’alma tradir; né può celarsi amore
 sotto finto rigore.
 LICISCO
 O mal saggia! E vorrai
 quell’impero avvilir che tien su’ cuori
440la tua beltà? Tirsi t’offende e l’ami;
 né ti risenti de l’offesa? Eh, ninfa,
 vedi che non fomenti
 con sì facile obblio
 a lui l’infedeltade, a te i tormenti.
 CORINNA
445Che può giovar quest’ira? Ad irritarlo.
 LICISCO
 Anzi a disingannarti.
 Se non cura il tuo sdegno, egli non t’ama;
 se ne ha dolor, vorrà placarlo; e avrete
 tu più gloria, ei più fede, ambo più amore.
 CORINNA
450Non più, son vinta e sento
 l’alma che sdegni chiede e si risveglia.
 LICISCO
 S’egli torna a Corinna, io son contento. (A parte)
 
    Beltà ch’è offesa
 non sia sì facile
455al perdonar.
 
    Vil si palesa
 se non sa fingere;
 e l’esser rigida
 la fa prezzar.