Venceslao, Verona, Merli, 1708

 SCENA XIII
 
 LUCINDA, VENCESLAO, ERNANDO
 
 LUCINDA
 Nel dì venturo a morte?
 Perdona, o re. Di Casimiro il capo
 con l’amor mio da le tue leggi esento;
895è re di Lituania.
 Tal lo dichiaro; e come re né dee
 né può d’altro regnante esser soggetto
 al giudizio e a le leggi.
 Rispetta il grado e ’l tuo rigor correggi.
 VENCESLAO
900Regina, in far la colpa
 re Casimiro ancor non era. Egli era
 mio suddito e mio figlio.
 Tal lo condanno. Il grado, a cui lo innalzi,
 lo trova reo; lo trova
905vittima del suo fallo,
 suddito de le leggi.
 Rispetta il giusto e l’amor tuo correggi.
 LUCINDA
 Misero Casimiro!
 Più misera Lucinda!
910Muore il tuo sposo e ’l tuo rossor pur vive,
 questa, o regnante, questa è la tua fede?
 Così mi sposi al figlio?
 Così l’onor mi rendi? (Piange)
 VENCESLAO
 (De la real promessa
915or mi sovvien; che ella si adempia è giusto.
 Ma la giustizia offesa? E la mia fede?
 Mora il reo figlio, mora).
 ERNANDO
                                                (O dei! Che pensa?)
 VENCESLAO
 (Ma s’ei muore, Lucinda
 vivrà disonorata
920per mia cagion?)
 LUCINDA
                                  (Spenta è per me pietade?)
 VENCESLAO
 Regina, il pianto affrena.
 A l’onor tuo sodisferassi. Ernando.
 ERNANDO
 Sire.
 VENCESLAO
             Dal duro uffizio
 già ti dispenso.
 ERNANDO
                               Io l’ubbidia con pena.
 LUCINDA
925Mio cor, respira.
 VENCESLAO
                                 Or vanne
 al colpevole figlio; e fa’ che sciolto
 sia là condotto ove la gioia ha in uso
 di festeggiar le regie nozze.
 LUCINDA
                                                    Ah, sire,
 a l’amor mio permetti
930che nunzia io sia del lieto avviso al prence.
 VENCESLAO
 Ti si compiaccia. Andiamo.
 Darò i cenni opportuni, onde a te s’apra
 ne la torre l’ingresso.
 LUCINDA
 Ma se ’l prence al mio amore
935persiste ingrato...
 VENCESLAO
                                   Eh non temer, regina.
 Sarai sua sposa e serberò la fede.
 LUCINDA
 Lieta gode quest’alma e più non chiede.
 VENCESLAO
 
    Sì sì, godi ch’il dolce tuo sposo...
 
 LUCINDA
 
 Sì sì, godo ch’il dolce mio sposo...
 
 VENCESLAO, LUCINDA
 
940Potrai lieta
                        nel seno abbracciar.
 Potrò lieta
 
 LUCINDA
 
    Quella fé, ch’ei mi diede amoroso,
 mi sapesti tu giusto serbar.
 
 VENCESLAO
 
    Quella fede, che diedi pietoso,
 giusto ancora saprò conservar.
 
 Fine dell’atto terzo