Venceslao, Palermo, Cichè, 1708

 SCENA IX
 
 LUCINDA
 
 LUCINDA
1285Correte a rivi, a fiumi, amare lagrime.
 Tolto da me lo sposo
 ha l’ultimo congedo.
 Più non lo rivedrò. Barbaro padre!
 Miserabile sposo! Ingiusti numi!
1290Su, lagrime, correte a rivi, a fiumi.
 Ma che giova qui ’l pianto? A l’armi, a l’armi.
 Già che tutto disperi,
 tutto ardisci, o Lucinda. Apriti a forza
 ne la regia l’ingresso. Ecco già parmi
1295di svenare il tiranno,
 di dar morte a’ custodi,
 di dar vita al mio sposo e di abbracciarlo
 fuori de’ ceppi... Ahi, dove son? Che parlo?
 
    Vaneggia oppresso il cor
1300tra nembi del timor,
 la calma l’alma
 perdendo va.
 
    E ognor di fiera stella
 sento che mi flagella
1305la crudeltà.