Venceslao, Palermo, Cichè, 1708

 SCENA XIX
 
 LUCINDA, VENCESLAO, ERNANDO
 
 LUCINDA
 Nel dì venturo a morte...
 Perdona, o re, di Casimiro il capo
975con l’amor mio da le tue leggi esento.
 È re di Lituania,
 tal lo dichiaro; e come re, né dee
 né può d’altro regnante esser soggetto
 al giudizio e a le leggi.
980Rispetta il grado e ’l tuo rigor correggi.
 VENCESLAO
 Regina, in far la colpa
 re Casimiro ancor non era, egli era
 mio suddito e mio figlio.
 Tal lo condanno. Il grado, a cui lo inalzi,
985lo trova reo; lo trova
 vittima del suo fallo,
 suddito de le leggi.
 Rispetta il giusto e l’amor tuo correggi.
 LUCINDA
 Misero Casimiro!
990Venceslao vive e tu perdesti il padre.
 Più misera Lucinda!
 Muore il tuo sposo e ’l tuo rossor pur vive.
 Questa, o regnante, questa è la tua fede?
 Così mi sposi al figlio?
995Così l’onor mi rendi?
 O dal figlio e dal padre, (Piange)
 o due volte ingannata alma infelice!
 VENCESLAO
 De la real promessa (Tra sé)
 or mi sovvien; che ella si adempia è giusto.
1000Ma la giustizia offesa? E la mia fede?
 Mora il reo figlio, mora.
 ERNANDO
                                              O dei! Che pensa?
 VENCESLAO
 Ma s’ei muore, Lucinda
 vivrà disonorata
 per mia cagion?
 LUCINDA
                                 Spenta è per me pietade?
 VENCESLAO
1005Regina, il pianto affrena.
 A l’onor tuo sodisferassi. Ernando.
 ERNANDO
 Sire.
 VENCESLAO
             Dal duro ufficio
 già ti dispenso.
 ERNANDO
                               Io l’ubbidia con pena.
 LUCINDA
 Mio cor, respira.
 VENCESLAO
                                 Andiamo.
1010Al colpevole figlio
 rechiamo gli imenei.
 LUCINDA
 Ma se ’l prence al mio amore
 persiste ingrato...
 VENCESLAO
                                   Eh non temer, regina,
 sarai sua sposa e serberò la fede.
 LUCINDA
1015Lieta gode quest’alma e più non chiede.
 VENCESLAO
 
    Godrà s’audace in campo
 contro gl’urti della sorte
 alma forte
 resisterà.
 
1020   Che di duol funesto lampo
 non atterra un core amante
 che costante pugnerà.