Venceslao, Palermo, Cichè, 1708

 SCENA XVI
 
 ERENICE e detti
 
 ERENICE
 Signor, che il tuo potere (A’ piedi di Venceslao)
855fra giustizia e pietà libri egualmente,
 difensor de le leggi,
 scudo de l’innocenza,
 giusto re, giusto padre, ecco a’ tuoi piedi,
 principessa dolente,
860chiedo la mia vendetta,
 chiedo la tua, lagrime chiedo e sangue.
 Ti vo’ giudice e padre. Ah rendi al mondo
 a pro del giusto ed a terror de l’empio
 di virtù, di fortezza un raro esempio.
 VENCESLAO
865Sorgi, Erenice, e la vendetta attendi
 che ’l tuo dolor mi chiede.
 ERENICE
 Qual io sia, ben ti è noto.
 VENCESLAO
                                                A’ tuoi grand’avi
 quel diadema ch’io cingo ornò le tempie.
 ERENICE
 Senza offenderti, o sire,
870amar potea l’un de’ tuoi figli?
 VENCESLAO
                                                        Amore
 non è mai colpa, ove l’ogetto è pari.
 ERENICE
 Del pari ambo i tuoi figli
 per me avvampar ma ’l foco
 fu senso in Casimiro,
875fu virtù in Alessandro.
 Piacque il pudico amante, odiai l’impuro.
 Amor che strinse i cori
 strinse le destre; e fu segreto il nodo
 per tema del rival, non per tua offesa.
 CASIMIRO
880Mio rivale il germano?
 ERENICE
 Io questa notte i primi
 suoi maritali amplessi
 aver dovea; l’ora vicina e d’ombre
 sparso era il ciel, quand’egli
885ne’ tetti miei trafitto... Aimè, perdona.
 VENCESLAO
 Come? Morto Alessandro? (Piange)
 ERNANDO
 (Misero prence!)
 CASIMIRO
                                  O cieco
 furor, dove m’hai tratto? Io fratricida?
 ERENICE
 Sì, morto è l’infelice; e tosto ch’io
890ti miri vendicata,
 ti seguirò agli Elisi, ombra adorata.
 VENCESLAO
 Si agita il tribunal de la vendetta
 la mia non la tua causa;
 Erenice, ov’è ’l reo?
 ERENICE
                                       Quando tu ’l sappia,
895avrai cor da punirlo?
 VENCESLAO
 Sia qual si vuol, pronta è la scure, il capo
 vi perderà; già data,
 data ho l’inesorabile sentenza.
 Giustizia è l’ira ed il rigor clemenza.
 ERENICE
900Non tel dica Erenice. Il cor tel dica,
 tel dica il guardo; hai l’uccisor presente.
 Quell’orror, quel pallore, (Additando Casimiro che sta confuso)
 quegl’occhi a terra fissi,
 il silenzio del labro e più di tutto
905quel ferro ancor fumante (Casimiro si lascia cader lo stile di mano)
 de la strage fraterna a te già grida
 che un figlio del tuo figlio è l’omicida.
 VENCESLAO
 (Già cedo al nuovo affanno). (Si cuopre gl’occhi col fazzoletto)
 CASIMIRO
                                                       (O destra! O ferro!)
 ERNANDO
 (Miserabile padre!)
 ERENICE
910Casimiro l’uccise, ei fece un colpo
 degno di lui; se nol punisci, o sire,
 avido ancor di sangue
 verrà quello a vuotar ch’hai ne le vene.
 L’uccisor d’un fratello
915esserlo può di un padre.
 Vendetta, o re, vendetta
 di te, di me. Ragion, natura, amore
 la dimanda al tuo core.
 Se re, se padre a me negar la puoi,
920numi del cielo, a voi la chiedo, a voi.
 VENCESLAO
 Parla, le tue discolpe (A Casimiro)
 giudice attendo.
 CASIMIRO
                                 Il ciel volesse, o sire,
 che dal misfatto enorme,
 come n’è ’l cor, fosse innocente il braccio.
925Son reo, son fratricida;
 non ho discolpe, il mio supplizio è giusto.
 Io stesso mi condanno, io stesso abborro
 questa vita infelice,
 dal mio re condannata e da Erenice.
 VENCESLAO
930Va’, principessa, ed a me lascia il peso
 de la comun vendetta.
 ERENICE
 Destra real, ti bacio
 e ’l misero amor mio da te l’aspetta.
 
    Si pensi a vendicarsi,
935chi ha men coraggio in petto
 qui resti a sospirar.
 
    Non più con pianti sparsi,
 l’ombra del mio diletto
 col sangue vuo’ placar.