Venceslao, Palermo, Cichè, 1708
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Copia
SCENA XII
GILDO solo
GILDO
Al padrone svelai
per servire a Lucinda
d’Erenice le nozze,
mentre al certo credea con questo avviso
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ch’egli affetto cangiasse ed ora temo,
per questo disinganno,
che non mi caschi adosso
qualche grosso malanno.
Se mi discioglio
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da quest’imbroglio,
che più ci torni
mai non sarà.
Se mi districo
da questo intrico,
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che più c’incappi
è vanità.
Taccole e liti,
moglie e mariti,
da me n’andate
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per carità;
lusinghe e ardori,
vezzi ed amori
per me non fate
in verità.