Venceslao, Palermo, Cichè, 1708
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Copia
SCENA VI
Anfiteatro.
LUCINDA con seguito
LUCINDA
Sommi dei, menti eterne,
da’ voti miei tanto stancati e tanto
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da l’infedel mio sposo
spergiurati e scherniti,
se mai su l’are vostre
vittime elette fei cader, se a voi
giunser mai con gl’incensi
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gl’innoccenti miei prieghi, a me volgete
raggi propizi; e in questa
fatal temuta arena
finite la mia vita o la mia pena.