Venceslao, Palermo, Cichè, 1708

 SCENA XII
 
 CASIMIRO, ERENICE e GILDO
 
 GILDO
 Erenice offendesti.
 ERENICE
 Prence.
 CASIMIRO
                 Mia cara.
 ERENICE
                                     Anche per te sia questo
310l’ultimo addio che da Erenice or prendi.
 CASIMIRO
 Come?
 ERENICE
                 L’amor di Ernando
 grave offesa è al tuo grado.
 L’amor di Casimiro
 più grave offesa è a l’onor mio.
 CASIMIRO
                                                          Perché?
 ERENICE
315Erenice è vassalla e tu sei re.
 GILDO
 (Si vendica di Ernando).
 CASIMIRO
 Tua beltade ha l’impero
 sul cor di Casimiro.
 ERENICE
                                       Il mio divieto
 dunque ti sia comando.
 CASIMIRO
320Questo è ’l tuo sol comando
 cui ubbidir non posso.
 ERENICE
 Che dunque brami?
 CASIMIRO
                                        Amore.
 ERENICE
 Questo è ’l tuo sol disio,
 cui né ubbidir né compiacer poss’io.
 
325   Meco non giova il fingere,
 non giova il sospirar;
 
    usa lusinghe e vezzi,
 tenta minaccie e sprezzi,
 no, non ti posso amar.