Venceslao, Bologna, Pisarri, 1708 (Il fratricida innocente)

 SCENA XVI
 
 LUCINDA e detti
 
 LUCINDA
365Del sarmatico cielo inclito Giove,
 per cui la fredda Vistula è superba
 più de l’Istro e del Tebro,
 re, la cui minor gloria è la fortuna,
 quella, ch’estinto il genitor Gustavo
370di Lituania or regge
 le belle spiaggie e ’l fertil suol, Lucinda,
 a te, la cui gran fama
 non v’è cui nota, o Venceslao, non sia,
 per alto affar me suo ministro invia.
 VENCESLAO
375Di sì illustre regina,
 la cui virtù sublime
 è fregio al debol sesso, invidia al forte,
 ch’io servir possa a’ cenni, è mia gran sorte.
 CASIMIRO
 (O dei! Fia meglio allontanarci).
 LUCINDA
                                                             Arresta,
380principe, i passi. A quanto
 dir mi riman, te vo’ presente.
 CASIMIRO
                                                        (O inciampo!)
 ERNANDO
 (Si turba).
 ALESSANDRO
                       (E impallidisce).
 CASIMIRO
 Costui, signor, mente l’uficio e ’l grado.
 LUCINDA
 Io mentir, Casimiro?
385Questo che al re presento
 foglio fedel, questo dirà s’io mento.
 ERNANDO
 (Che sarà mai?)
 ALESSANDRO
                                 (Legge).
 ERENICE
                                                   (E minaccia).
 VENCESLAO
                                                                              (O note).
 CASIMIRO
 (Nieghisi tutto a chi provar nol puote).
 VENCESLAO
 (Che lessi?) Ah figlio, figlio! Opre son queste
390degne di te? Degne del sangue, ond’esci?
 Tu cavalier? Tu prence?
 CASIMIRO
 A che?
 VENCESLAO
                Prendi e rimira.
 Que’ caratteri impressi
 son di tua man? Li riconosci? Leggi,
395leggi pure a gran voce; e del tuo errore
 dia principio a la pena il tuo rossore.
 CASIMIRO
 «Per quanto ha di più sacro, (Legge)
 il prence Casimiro a te promette
 la marital sua fede,
400a te, Lucinda, erede
 del regno lituano;
 e segna il cor ciò che dettò la mano».
 ERNANDO
 (Infido cor!)
 VENCESLAO
                          Leggesti? A qual difesa
 tua innocenza commetti?
 CASIMIRO
405(Ch’Erenice mi ascolti è mia gran pena).
 Or ora il dissi. Un mentitore è questi,
 signor. Mentito è ’l grado,
 mentito il ministero. Io né giurai
 a Lucinda la fede
410né vergai questo foglio
 né promisi imenei
 né mai la vidi o pur ne intesi.
 LUCINDA
                                                        O dei!
 CASIMIRO
 E perché alcun de la mendace accusa
 testimon più non resti,
415lacerato in più parti
 or te, foglio infedele, il piè calpesti.
 VENCESLAO
 Tant’osi?
 LUCINDA
                    Casimiro,
 mentitor me dicesti. In campo chiuso
 a singolar tenzone
420forte guerrier per nascita e per grado
 tuo egual, che meco io trassi
 da’ lituani lidi,
 per mia bocca or t’invita
 e tua pena sarà la tua mentita.
 CASIMIRO
425Il paragon de l’armi io non ricuso.
 LUCINDA
 Anzi che cada il sole,
 tu, re, il concedi.
 VENCESLAO
                                 Assento;
 e spettatore io ne sarò.
 LUCINDA
                                            Ti aspetto
 colà al cimento.
 CASIMIRO
                               Ed io la sfida accetto.
 LUCINDA
 
430   Io t’attendo in campo armato
 per morire o vendicarmi.
 
    Io più temo un core ingrato
 che il cadere in mezzo a l’armi.