Venceslao, Milano, Malatesta, 1705

 SCENA IV
 
 Torre che serve di prigione, corrispondente al palazzo reale.
 
 CASIMIRO solo incatenato
 
 CASIMIRO
 Ove sete? Che fate,
 spirti di Casimiro? Io di re figlio,
 io di più regni erede,
1050io tra marmi ristretto? Io ceppi al piede?
 
    Dure ritorte
 con braccio forte
 vi scuoterò,
 vi spezzerò.
1055Vuole il padre ch’io mora; ahi! Che farò?
 
 Ch’io mora? È tanto grave il mio delitto?
 Ah sì! Per me cadde il fratel. Ma cadde
 senza colpa del core.
 Volea morto il rival, ne ha colpa amore.
1060Amor, sì sì, tu solo
 sei mia gran colpa. O di Erenice, o troppo
 bellezze a me fatali, io vi detesto.
 Son misero, son reo, son fratricida,
 perché vi amai. Sono spergiuro ancora,
1065spergiuro ed empio a chi fedel mi adora.
 
    Ombre squallide, furie di amor,
 su venite, tormentate,
 lacerate questo cor.
 
    Date morte... Ah no! Fermate
1070e lasciate
 tanto solo a me di vita
 che dir possa lagrimando:
  «Cara sposa fedele, io t’ho tradita».