Venceslao, Milano, Malatesta, 1705

 SCENA XIX
 
 LUCINDA, VENCESLAO, ERNANDO
 
 LUCINDA
925Nel dì venturo a morte?
 Perdona, o re. Di Casimiro il capo
 con l’amor mio da le tue leggi esento.
 È re di Lituania.
 Tal lo dichiaro; e come re né dee
930né può d’altro regnante esser soggetto
 al giudizio e a le leggi.
 Rispetta il grado e ’l tuo rigor correggi.
 VENCESLAO
 Regina, in far la colpa
 re Casimiro ancor non era. Egli era
935mio suddito e mio figlio.
 Tal lo condanno. Il grado, a cui lo innalzi,
 lo trova reo; lo trova
 vittima del suo fallo,
 suddito de le leggi.
940Rispetta il giusto e l’amor tuo correggi.
 LUCINDA
 Misero Casimiro!
 Venceslao vive e tu perdesti il padre.
 Più misera Lucinda!
 Muore il tuo sposo e ’l tuo rossor pur vive.
945Questa, o regnante, questa è la tua fede?
 Così mi sposi al figlio?
 Così l’onor mi rendi?
 O dal figlio e dal padre, (Piange)
 o due volte ingannata alma infelice!
 VENCESLAO
950De la real promessa (Tra sé)
 or mi sovvien, che ella si adempia è giusto.
 Ma la giustizia offesa? E la mia fede?
 Mora il reo figlio, mora.
 ERNANDO
                                              O dei! Che pensa?
 VENCESLAO
 Ma s’ei muore, Lucinda
955vivrà disonorata
 per mia cagion?
 LUCINDA
                                 Spenta è per me pietade?
 VENCESLAO
 Regina, il pianto affrena.
 A l’onor tuo soddisferassi. Ernando.
 ERNANDO
 Sire.
 VENCESLAO
             Dal duro ufficio
960già ti dispenso.
 ERNANDO
                               Io l’ubbidia con pena.
 LUCINDA
 Mio cor, respira.
 VENCESLAO
                                 Andiamo
 al colpevole figlio,
 rechiamo gli imenei.
 LUCINDA
 Ma se ’l prence al mio amore
965persiste ingrato...
 VENCESLAO
                                   Eh non temer, regina.
 Sarai sua sposa e serberò la fede.
 LUCINDA
 Lieta gode quest’alma e più non chiede.
 VENCESLAO
 
    Sei mia gioia, sei mio bene,
 sei mia pace, o mia speranza.
 
970   Già spezzate le catene
 d’empio fato ha la costanza.