Venceslao, Milano, Malatesta, 1705

 SCENA XVI
 
 ERENICE e li sudetti
 
 ERENICE
 Signor, che il tuo potere (A’ piedi di Venceslao)
 fra giustizia e pietà libri egualmente,
 difensor de le leggi,
 scudo de l’innocenza,
810giusto re, giusto padre, ecco a’ tuoi piedi,
 principessa dolente,
 chiedo la mia vendetta,
 chiedo la tua. Lagrime chiedo e sangue.
 Ti vo’ giudice e padre. Ah rendi al mondo
815a pro del giusto ed a terror de l’empio
 di virtù, di fortezza un raro esempio.
 VENCESLAO
 Sorgi, Erenice, e la vendetta attendi
 che ’l tuo dolor mi chiede.
 ERENICE
 Qual io sia, ben ti è noto.
 VENCESLAO
                                                A’ tuoi grand’avi
820quel diadema ch’io cingo ornò le tempia.
 ERENICE
 Senza offenderti, o sire,
 amar potea l’un de’ tuoi figli?
 VENCESLAO
                                                        Amore
 non è mai colpa, ove l’oggetto è pari.
 ERENICE
 Del pari ambo i tuoi figli
825per me avvampar. Ma ’l foco
 fu senso in Casimiro,
 fu virtù in Alessandro.
 Piacque il pudico amante, odiai l’impuro.
 Amor che strinse i cori
830strinse le destre; e fu segreto il nodo
 per tema del rival, non per tua offesa.
 CASIMIRO
 Mio rivale il germano?
 ERENICE
 Io questa notte i primi
 suoi maritali amplessi
835aver dovea; l’ora vicina e d’ombre
 sparso era il ciel, quand’egli
 ne’ tetti miei trafitto... Aimè!... Perdona.
 VENCESLAO
 Come? Morto Alessandro? (Piange)
 ERNANDO
 (Misero prence!)
 CASIMIRO
                                  O cieco
840furor, dove m’hai tratto? Io fratricida?
 ERENICE
 Sì, morto è l’infelice; e tosto ch’io
 ti miri vendicata,
 ti seguirò agli Elisi, ombra adorata.
 VENCESLAO
 S’agita al tribunal de la vendetta
845la mia, non la tua causa.
 Erenice, ov’è ’l reo?
 ERENICE
                                       Quando tu ’l sappia,
 avrai cor da punirlo?
 VENCESLAO
 Sia qual si vuol, pronta è la scure; il capo
 vi perderà. Già data,
850data ho l’inesorabile sentenza.
 Giustizia è l’ira ed il rigor clemenza.
 ERENICE
 Non tel dica Erenice. Il cor tel dica.
 Tel dica il guardo; hai l’uccisor presente.
 Quell’orror, quel pallore, (Additando Casimiro che sta confuso)
855quegli occhi a terra fissi,
 il silenzio del labbro e più di tutto
 quel ferro ancor fumante (Casimiro si lascia cader lo stile di mano)
 de la strage fraterna a te già grida
 che un figlio del tuo figlio è l’omicida.
 VENCESLAO
860(Già cedo al nuovo affanno). (Si cuopre gli occhi col fazzoleto)
 CASIMIRO
                                                       (O destra! O ferro!)
 ERNANDO
 (Miserabile padre!)
 ERENICE
 Casimiro l’uccise. Ei fece un colpo
 degno di lui. Se nol punisci, o sire,
 avido ancor di sangue
865verrà quello a vuotar ch’hai ne le vene.
 L’uccisor di un fratello
 esserlo può di un padre.
 Vendetta, o re, vendetta
 di te, di me. Ragion, natura, amore
870la dimanda al tuo core.
 Se re, se padre a me negar la puoi,
 numi del cielo, a voi la chiedo, a voi.
 VENCESLAO
 Parla; le tue discolpe (A Casimiro)
 giudice attendo.
 CASIMIRO
                                 Il ciel volesse, o sire,
875che del misfatto enorme,
 come n’è ’l cor, fosse innocente il braccio.
 Son reo, son fratricida.
 Non ho discolpe, il mio supplizio è giusto.
 Io stesso mi condanno, io stesso abborro
880questa vita infelice,
 dal mio re condannata e da Erenice.
 VENCESLAO
 Va’, principessa, ed a me lascia il peso
 de la comun vendetta.
 ERENICE
 Destra real, ti bacio
885e ’l misero amor mio da te l’aspetta.
 
    Si pensi a vendicarsi,
 chi ha men coraggio in petto
 qui resti a sospirar.
 
    Non più co’ pianti sparsi,
890l’ombra del mio diletto
 col sangue vuo’ placar.