Venceslao, Milano, Malatesta, 1705
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Copia
SCENA XII
CASIMIRO e GISMONDO
CASIMIRO
Amar puossi, Gismondo,
315
beltà più ingiusta e più superba
GISMONDO
Prence,
de l’ingrata Erenice
si serve amor per gastigarti. Ei gode
che tua pena ora sia l’altrui rigore.
CASIMIRO
Di qual fallo son reo?
GISMONDO
Lo sa ’l tuo core.
CASIMIRO
320
Che mai?
GISMONDO
Spergiuri affetti,
giuramenti negletti
e promesse d’amor vane e fallaci,
Lucinda amata e poi tradita...
CASIMIRO
Eh taci.
Beltà, che più non piace,
325
lasciar d’amar si può.
Se il ciel in più sembianti
i doni suoi versò,
io perché ingiusto a tanti
un sol ne adorerò?