Venceslao, Milano, Malatesta, 1705

 SCENA VIII
 
 Atrio di fontane corrispondente agli appartamenti di Erenice.
 
 ERENICE, poi ALESSANDRO ed ERNANDO
 
 ERENICE
 
    Come va da bosco al prato
205sussurando il rusignolo,
 vola l’alma al suo tesor.
 
    E pur dirgli m’è negato:
 «Frena, o caro, il tuo bel duolo,
 sei la pace del mio cor».
 
210Taci Erenice. Il caro ben qui giunge;
 e seco è ’l duce, il solo
 testimonio fedel del nostro amore;
 brama sì di goder ma taci, o core.
 ERNANDO
 Bella Erenice.
 ERENICE
                             Invitto Ernando.
 ERNANDO
                                                              (O vista!)
 ERENICE
215A l’ombra de’ tuoi lauri...
 ALESSANDRO
 E de’ tuoi rischi il nostro bene è l’opra.
 ERNANDO
 Se voi lieti non rendo,
 nulla oprai, nulla ottenni; egli ha gran tempo
 ch’ardono del tuo bello, e ben tu ’l sai,
220Casimiro e Alessandro.
 Questi temendo il suo rival germano
 nascose il fuoco e col mio labbro espose
 le sue fiamme amorose.
 L’odio di Casimiro,
225credutomi rival, tutto in me cadde
 e in me sol rispettò l’amor paterno.
 La Moldavia rubella
 mi esentò da la reggia. Io vinsi e ’l prezzo
 esser dovea Erenice,
230sol per render voi lieti (e me infelice).
 ERENICE
 Cor generoso.
 ALESSANDRO
                            E grande.
 ERNANDO
 Godea che a me tenuti
 foste di tanto. Casimiro alora
 fremé, si oppose, minacciò. Compiacqui
235al suo furor, tolsi congedo e tacqui.
 ERENICE
 Perfido!
 ERNANDO
                   Or la dimora
 è comune periglio.
 ALESSANDRO
 Ma quale è il tuo consiglio?
 ERNANDO
 Ne la vicina notte
240datevi fé di sposi.
 ALESSANDRO
                                   E poi?
 ERNANDO
                                                  Riparo
 non avrà ’l fatto. Al mio consiglio, al nodo
 non disuguale il padre
 darà l’assenso; e del rival germano
 sarà impotente ogni furore o vano.
 ALESSANDRO
245Me fortunato appieno,
 se tu vi assenti.
 ERENICE
                               O dio!
 ALESSANDRO
 Che paventi, Erenice?
 ERENICE
 Questo mio così tosto esser felice.
 ALESSANDRO
 Temi il mal, non il bene.
 ERENICE
250Offendo l’onestà.
 ALESSANDRO
                                  Prendi, mia vita,
 sposa mi sei. Ne l’atto sacro invoco
 l’amor, la fede, Ernando.
 ERENICE
 Ti cedo e sposa ecco ti abbraccio.
 ERNANDO
                                                              Parti,
 pria che ’l german qui ti sorprenda.
 ALESSANDRO
                                                                   Addio.
255Verrò cinto da l’ombre
 a darti il primo maritale amplesso.
 ERNANDO
 Io fui del mio morir fabbro a me stesso.
 ALESSANDRO
 
    Col pensier che mia tu sei,
 già contento il cor mi par;
 
260   e sì dolce è un tal momento
 che di morte anche il tormento
 è capace a consolar.