Venceslao, Firenze, Vangelisti, 1704 (Vincislao)

 SCENA XIV
 
 GISMONDO e detti
 
 GISMONDO
 Tosto, signor, cingi lorica ed elmo,
 rompi ogn’indugio ed arma
 d’acciar la destra e di costanza il core.
 VINCISLAO
 Che fia, Gismondo?
 ERENICE
                                       O dei!
 ERNANDO
                                                     Che avvenne?
 GISMONDO
                                                                                 Il prence...
 VINCISLAO
1280Morì? Per esser giusto
 già finii d’esser padre.
 GISMONDO
                                            Ah se riparo
 tu non cerchi al periglio,
 la corona perdesti e non il figlio.
 VINCISLAO
 Che? Vive Casimiro?
 GISMONDO
                                          E vivo il vuole
1285la milizia, la plebe ed il Senato.
 Sono infranti i suoi ceppi,
 fugati i tuoi custodi, al suol gittati
 i funesti apparati e del tumulto
 non ultima è Lucinda;
1290ognun grida, ognun freme; e se veloce
 tu non vi accorri, invano
 freno si cerca al popolo feroce.
 VINCISLAO
 Sì sì, popoli, Ernando,
 Erenice, Lucinda, (Da sé passeggiando)
1295dover, pietà, legge, natura, a tutti
 sodisfarò, sodisfarò a me stesso.
 Seguami ognuno. Il mondo
 apprenderà da me
 ciò che può la pietade in cor di padre,
1300ciò che può la giustizia in cor di re.
 
    L’arte, sì, del bel regnar
 da me il mondo apprenderà.
 
    Ei vedrà che so serbar
 la giustizia e la pietà.