Venceslao, Firenze, Vangelisti, 1704 (Vincislao)

 SCENA V
 
 GISMONDO
 
 GISMONDO
 Io mi credea che d’Erenice al nodo
 sciolto cadesse e infranto
 quello di Casimiro e nel suo core
540credei servir, Lucinda, al tuo dolore.
 Ma in lui la grave offesa
 risveglia l’ire e non ammorza il foco;
 disprezzo il fa costante,
 più feroce ei divien, non meno amante.
 
545   Quanto all’alme è mai funesto
 il velen di gelosia.
 
    Dal suo tosco infetto un cuore
 si fa scherzo a un vil timore
 e il timor divien follia.