Venceslao, Venezia, Albrizzi, 1703

 SCENA VII
 
 ERENICE, ERNANDO
 
 ERENICE
500Ernando, a cercar vengo
 nel piacer de’ tuoi lumi
 una parte del mio, dopo il mio sposo,
 tu l’oggetto più caro agli occhi miei.
 Io più volte riposi
505il mio cor nel tuo seno. Io vel lasciai,
 perché quel di Alessandro in lui trovai.
 ERNANDO
 Ripigliati, Erenice,
 ripigliati il tuo core.
 Ei mal soggiorna in compagnia del mio;
510e per solo conforto
 mi lasci nel partir l’ultimo addio.
 ERENICE
 Partir?
 ERNANDO
                 Sì, principessa,
 né con altro contento
 che del tuo ben mi parto.
 ERENICE
515Che? Un ingiusto divieto
 tanto rispetti? E tanto
 temi ne la mia vista
 d’irritar Casimiro?
 ERNANDO
 Altro temo, Erenice; altro sospiro.
 ERENICE
520Che mai?
 ERNANDO
                     Già nel mio core
 son reo. Lascia che almeno
 nel tuo viva innocente.
 ERENICE
 Ancor ten priego. Aprimi il cor; favella.
 ERNANDO
 Sia l’ubbidirti, o bella,
525gran parte di discolpa al mio delitto.
 Parli il labbro e ’l confessi,
 se pure a te sinora
 non disser gli occhi miei che il cor ti adora.
 ERENICE
 Tu scherzi o sì amoroso
530a favor di Alessandro ancor mi parli.
 ERNANDO
 Chi può mirar quegli occhi e non amarli?
 Ti amai dal primo istante in cui ti vidi;
 tel dissi ne l’estremo in cui ti perdo;
 amando fei ragione al tuo bel volto,
535tacendo a l’amistade; ed ora infrango
 del silenzio le leggi,
 quando al tuo cor nulla più manca e quando
 tutto, tutto dispera il cor di Ernando.
 ERENICE
 Dov’è virtù, dove amistade in terra,
540se la tradisce Ernando?
 Mi attendevi tu sposa
 per più offender l’amico?
 Per più macchiar?... Ma dove,
 dove il furor mi spigne e mi trasporta?
545Itene, ingiusti sdegni.
 Non è capace Ernando,
 il sarmatico Marte,
 l’amico, il generoso,
 di tal viltà. Dar fede
550deggio, più che al suo labbro, al suo gran core.
 Fuorché di gloria, egli non sente amore.
 ERNANDO
 Non sento amor? Lo sento;
 e in lui crescon di prezzo
 ragion, gloria, amistade.
555T’amo, Erenice, t’amo
 ma da amico e da forte.
 Senza disio, senza speranza t’amo...
 ERENICE
 E m’ami, alfin vuoi dirmi,
 ma col cor di Alessandro, il mio tesoro.
 ERNANDO
560Sì sì, t’amo col suo, col mio ti adoro.
 ERENICE
 Vorresti ancor farmi adirar ma invano.
 ERNANDO
 Temono i rei la loro colpa. Io solo
 temo la mia innocenza.
 Son di me stesso accusatore; e ’l mio
565giudice mi discolpa.
 Voglio esser reo né posso.
 L’error confesso e mi si niega fede.
 Deh più credi, Erenice,
 se ’l nieghi a le mie voci, al tuo sembiante.
 ERENICE
570Vanne: ti credo amico e non amante.
 ERNANDO
 
    Parto amante e parto amico,
 che non nuoce amor pudico
 a la fede, a l’amistà.
 
    Se nol credi o te ne offendi,
575poco intendi
 la fortezza di quest’alma,
 il poter di tua beltà.