Gl’inganni felici, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA VII
 
 SIFALCE con guerrieri e i suddetti
 
 SIFALCE
 Ecco il tempo opportuno. (A’ suoi soldati)
1095Perdasi ogni riguardo. (Afferra improvvisamente Agarista)
 AGARISTA
 Oimè!
 BRENNO
                Coraggio amici. (Combattono e poi fuggono li soldati di Agarista)
 ORONTA
                                               Ah, traditore! (Oronta trattiene Sifalce ed esso, rispingendola senza mai guardarla, va ritirandosi nel bosco)
 SIFALCE
 Oh dolce peso. Al lito
 tosto con grande acquisto.
 AGARISTA
                                                  E dove, iniquo?
 ORONTA
 Ma pure... Ferma. (Come sopra)
 BRENNO
                                     Io volo
1100col mesto avviso al genitor dolente. (Si parte)
 AGARISTA
 Oh dio! Padre, Armidoro,
 chi mi aita?
 ORONTA
                         Deh, arresta. (Lo ferma come sopra)
 SIFALCE
 Debole inciampo. (La rispinge senza guardarla)
 ORONTA
                                    Almeno
 guarda chi lasci. Forse
1105ti spiacerà di non avermi uccisa.
 Né mi bada, il crudel, né mi ravvisa.
 O vibra il ferro o me conduci ancora.
 SIFALCE
 Più tollerar non posso.
 Esser può di periglio ogni dimora. (Sifalce, nell’uscir dal bosco, trattenuto da Oronta, rivolgendosi con furia l’urta e la getta in terra e poi si parta. Oronta resta in terra tramortita)