Temistocle, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA III
 
 ARTASERSE e PALMIDE
 
 ARTASERSE
320Palmide, non è poca
 tua gloria e sorte mia che dal tuo assenso
 il destin della Persia e il mio dipenda.
 PALMIDE
 Tutto il mio re da un cor vassallo attenda.
 ARTASERSE
 Necessario al mio regno
325di Temistocle è il braccio.
 PALMIDE
                                                 Egli ti deve
 quanto ha vita e grandezza.
 ARTASERSE
 Non basta ancor. Desio
 che in Palmide ei mi deva un maggior bene.
 Tuo sposo ei sia; né l’imeneo ti sembri
330o disuguale o strano.
 Lo alzerò sopra quanti
 mi son vassalli; il farò grande e degno
 del tuo amor, del mio sangue.
 Farò sì che la Persia
335tutta lo invidi e ch’ei
 sovra di sé non miri,
 fuor che il solo suo re, fuor che gli dei.
 PALMIDE
 (Siete in porto, felici affetti miei).
 ARTASERSE
 Palmide, non rispondi?
 PALMIDE
340Nel mio tacer leggi il mio core. Inchino
 ne’ cenni d’Artaserse il mio destino.
 ARTASERSE
 
    Bocca bella,
 tuoi cari dolci accenti
 han consolato un re.
 
345   E poiché tu v’assenti,
 la gloria e la vittoria
 combatterà per me.