Temistocle, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA VI
 
 TEMISTOCLE e CLEARCO
 
 TEMISTOCLE
175Clearco... Ah no, dir volli amico; e il tacqui
 per risparmiarti ancora
 un rossor ch’è tormento.
 CLEARCO
                                               (Il duol m’accora).
 TEMISTOCLE
 Ciò che udii, ciò che vidi
 è possibile mai? Ch’esule io sia
180ad Atene non basta?
 CLEARCO
                                        A lei non basta.
 TEMISTOCLE
 Mi vuol fuor del suo seno?
 Fuor della Grecia? E ancor del mondo?
 CLEARCO
                                                                         Il vuole.
 TEMISTOCLE
 Per me libera e salva,
 odia tanto quel sangue,
185la cui gran parte e la miglior per essa
 dal sen versai, debole ancora e voto?
 E sarò da’ miei mali
 e dal suo disonor reso più noto?
 CLEARCO
 Tanto la patria chiede.
 TEMISTOCLE
190A me dilla nimica, a me matrigna.
 E tu, Clearco, il solo
 che, fra quanti mi diede
 e mi tolse fortuna, infidi amici,
 costante a me credea,
195tu alla figlia Eraclea scelto in consorte,
 tu pur vuoi la mia morte.
 CLEARCO
 Non più, signore. Il duro uffizio adempio
 con quel duol che conviene
 a un’antica amicizia, a un forte amore;
200servo insieme alla patria ed al mio core.
 TEMISTOCLE
 E il crederò?
 CLEARCO
                           Dammi le braccia e senti
 qual cor ti serbi.
 TEMISTOCLE
                                 Oh stelle! (Abbracciandosi)
 
    Se un amico a me rendete,
 meco ingiuste più non siete.