Temistocle, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA V
 
 CLEARCO, ARSACE e i suddetti
 
 TEMISTOCLE
 (Che veggio!)
 CLEARCO
                            (Oh numi!)
 TEMISTOCLE
                                                    (Ambasciador Clearco!)
 CLEARCO
105(Temistocle presente!)
 CAMBISE
                                            (E quegli e questi
 sembra in vista turbato).
 CLEARCO
 (Infelice amor mio, sei disperato).
 ARTASERSE
 Parla; già lessi.
 CLEARCO
                               (Oh dio!)
 Re, non è tal l’arcano
110che noto a tutti...
 ARTASERSE
                                  Parla,
 qualunque ei sia. S’è giusto,
 non ne arrossir. S’ei mi vuol reo, già puoi
 per me coprirlo entro un obblio profondo.
 Ciò che ascolta Artaserse, oda anco il mondo.
 CLEARCO
115Parlisi pur.
 TEMISTOCLE
                        (Che fia?)
 CLEARCO
 O de’ Medi, o de’ Persi
 monarca invitto, il cui destin minore
 è sol della tua fama e del tuo core,
 a te la Grecia, a te Micene e Sparta
120e più d’ogni altra Atene,
 per me, suo figlio e messaggier verace,
 in brevi accenti invia salute e pace.
 Brama che agli odi antichi
 si dia fin, non che tregua. Efeso e Rodi
125sien tue; sia tua la Tracia e tua l’Eubea,
 non poca parte e a’ Persi
 non facile conquista. Ella ti chiede
 in Temistocle solo,
 tuo prima, or suo nimico,
130il prezzo a tanti regni. Ama ed accetta
 un ben ch’è tua grandezza e tua vendetta
 ARTASERSE
 Dicesti?
 CLEARCO
                   Dissi.
 ARTASERSE
                                Anzi che cada il giorno,
 ciò ch’io risolva udrai.
 CAMBISE
 (Dubbia è l’alma real).
 TEMISTOCLE
                                            (Che intesi mai!)
 ARTASERSE
135Arsace.
 ARSACE
                 Sire.
 ARTASERSE
                             A me qui reca il grave
 scettro guerriero e il militare ammanto. (Arsace si parte)
 TEMISTOCLE
 (O patria ingrata!)
 CLEARCO
                                     (Io tengo appena il pianto). (Ritorna Arsace, seguito da un paggio che sostiene un bacino col bastone da guerra e colla porpora militare)
 ARSACE
 Ecco l’ostro e lo scettro.
 ARTASERSE
 Duci, soldati, ad alte imprese e degne
140della vostra virtù, de’ nostri voti,
 v’ha raccolti un mio cenno.
 È già tempo che al moto
 si dia l’impulso e ch’io vi nomi il duce,
 alma di sì gran corpo. Io tal l’ho scelto,
145qual mai l’Asia non l’ebbe,
 tal che può ad ogni lido
 portar le leggi, ove già stese il grido.
 CAMBISE
 Basta, perché sia grande,
 che sia tua scelta.
 ARSACE
                                   Ei tutta
150la sua grandezza al tuo giudizio ascriva.
 TUTTI
 Viva, Artaserse, viva.
 ARTASERSE
 T’avvicina, Cambise.
 CAMBISE
                                         Io, sire!
 ARTASERSE
                                                          E l’ostro
 tu prendi.
 CAMBISE
                      (O me felice!)
 ARTASERSE
                                                  A te si deve,
 a te, del nostro affetto
155primo e nobile oggetto.
 CAMBISE
 Troppo mi onori.
 ARTASERSE
                                  E di tua man lo adatta
 all’eroe della Grecia,
 all’invitto Temistocle.
 CLEARCO
                                          (Che sento!)
 CAMBISE
 (Oh vana speme!)
 TEMISTOCLE
                                    (Oh non atteso evento!) (Cambise prende dal bacino la porpora militare e la pone addosso a Temistocle)
 ARTASERSE
160Mi si porga lo scettro. Or tu, gran duce,
 t’accosta al regal trono;
 e questo or da me prendi
 tributo al tuo valor, più che mio dono. (Arsace col bacino ascende alla sinistra del trono e porge ad Artaserse lo scettro; Temistocle vi ascende poi dalla destra ed Artaserse gli porge lo scettro. Suonano fra tanto le trombe militari in segno d’applauso. Temistocle nel prenderlo bacia la mano al re)
 ARSACE
 (Confuso io miro).
 CAMBISE
                                     (E disperato io sono).
 TEMISTOCLE
165Signor, se a’ tuoi favori e se a’ miei voti
 saran pari i trionfi,
 io, tuo duce, io, tuo servo, oltre i confini
 delle terre e de’ mari,
 porterò le tue leggi e i tuoi destini. (Artaserse scende dal trono)
 ARTASERSE
 
170   Del mio diadema il pondo
 tutto riposa in te.
 
    Con vario nome e gloria
 io darò leggi a mondo;
 tu darai legge al re.