Temistocle, Vienna, Cosmerovio, 1701

 SCENA V
 
 ERACLEA e CLEARCO
 
 CLEARCO
 Non fia mai ver che i numi
 lascin perir tanta virtude in terra.
 Bella Eraclea, fugga il dolor dal seno;
655e se mi sprezzi amante,
 come dono del padre amami almeno.
 ERACLEA
 Non ti adular, Clearco. A core aperto
 lascia ch’io teco parli
 e le speranze tue tolga d’inganno.
660Or non t’odio né t’amo.
 Tra lo sprezzo e l’affetto incerta è l’alma,
 come del padre è la salute incerta.
 Ti amerò, s’egli vive;
 ti abborrirò, s’ei muore:
665e sarà la sua vita
 il destino fatal del nostro amore.
 CLEARCO
 Son io reo de’ suoi mali
 che li cangi in mia pena?
 ERACLEA
 Prova la tua innocenza; e poi t’assolvo.
 CLEARCO
670Temistocle mi assolse.
 ERACLEA
 Ti giudico col mio, non col suo core.
 CLEARCO
 La man mi desti.
 ERACLEA
                                  A te la diede allora
 non Eraclea ma ’l padre.
 CLEARCO
 Così ingiusta?
 ERACLEA
                             Ben posso,
675con chi trovo sì iniquo, essere ingiusta.
 CLEARCO
 Son misero.
 ERACLEA
                         È in tua mano
 il renderti innocente.
 CLEARCO
                                          E che far posso?
 ERACLEA
 Col tuo cor ti consiglia;
 e salva il genitor, s’ami la figlia.
 
680   Mostra che m’ami
 con cor pietoso,
 se amor tu brami,
 se vuoi pietà.
 
    Sinché ’l mio core
685sarà doglioso,
 il suo dolore
 ti punirà.