Griselda, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA V
 
 COSTANZA e ROBERTO
 
 COSTANZA
 Tu partire, o Roberto,
 da questa reggia, ove il tuo cor mi lasci
930e donde il mio t’involi?
 Tu de’ miei sguardi ancor torti il diletto?
 Tormi quello de’ tuoi?
 Senza darmi un addio?
 Sei ben empio al tuo core, ingrato al mio.
 ROBERTO
935Una regina e moglie
 che da me può voler? Vederne i pianti?
 Ascoltarne i sospiri? Oh! Se sapessi
 quanto sugli occhi tuoi cresce il mio affanno.
 COSTANZA
 Onor, nume tiranno, a che m’astringi?
940Amor, nodo soave, ove mi guidi?
 (Men colpevoli siete,
 affetti del mio cor, se siete infidi).
 Va’ pur, Roberto; e poiché rea mi lasci,
 sappi tutto il mio errore;
945d’altri fia questa man, tuo questo core.
 ROBERTO
 Cessa d’amarmi o il taci;
 e porterò lontano,
 se non più lieto, almen più ratto il piede.
 Gran lusinga all’indugio è la tua fede.
 COSTANZA
950Va’ pur; t’affretto anch’io.
 Gran periglio è l’indugio al dover mio.
 Parti.
 ROBERTO
              Senza un amplesso?
 COSTANZA
                                                     Amor... (Si prendon per mano)
 ROBERTO
                                                                     Fortuna...
 COSTANZA
 Che dal cor...
 ROBERTO
                           Che dall’alma...
 COSTANZA
 Mi svelli...
 ROBERTO
                      Mi dividi...
 A DUE
955O per sempre ne unisci o qui m’uccidi.