Griselda, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA XI
 
 GUALTIERO e le suddette
 
 GUALTIERO
 De’ tuoi bei sguardi è troppo indegno, o cara,
675questo rustico tetto.
 COSTANZA
                                       Illustre e degno
 la sua gentile abitatrice il rende.
 GUALTIERO
 Anche qui vieni a tormentarmi, o donna?
 GRISELDA
 Mio re, non è mia colpa.
 Questo è il povero mio soggiorno antico.
 GUALTIERO
680Più non dirmi tuo re ma tuo nemico.
 COSTANZA
 Se i preghi miei del tuo favor son degni...
 GUALTIERO
 E che non può Costanza
 su questo cor?
 COSTANZA
                             Concedi
 che più dal fianco mio costei non parta.
685Nella reggia, ne’ boschi, ovunque i’ vada,
 siami compagna o serva.
 GUALTIERO
 A te serva costei? Qual sia ti è noto?
 COSTANZA
 Vile, se miro a’ panni,
 nobil, se al volto.
 GUALTIERO
                                 È questa
690quella un tempo mia moglie
 che amai per mia sciagura, alzata al trono,
 perché ne fosse eterna macchia.
 COSTANZA
                                                            Oh dio!
 GUALTIERO
 Quella che nota al mondo
 reser la sua viltade e l’amor mio.
 COSTANZA
695Griselda?
 GUALTIERO
                     Ah! Più non dirlo. Anche al mio labbro
 venne il nome abborrito e pur lo tacque.
 COSTANZA
 Sia vile; oscura sia; con forza ignota
 un amor non inteso a lei mi stringe.
 GUALTIERO
 Difficil nodo.
 COSTANZA
                           E in amistà più raro.
 GRISELDA
700(A maggior tolleranza il cor preparo).