Griselda, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA IV
 
 ROBERTO
 
 ROBERTO
 E nel cor di Costanza
 così l’antica fiamma, il forte laccio
 languì? S’infranse? Al fasto
 cedé l’amor? Spergiura...
470Ma di che la rampogno?
 Di che mi dolgo? Ella è regina e sposa.
 Non si pianga il suo grado,
 non si tenti il suo onor. Volerla amante
 non è ragion ma senso,
475è furor, non consiglio.
 Mi perdona, o mia cara; e a te, Roberto,
 nell’amor di Costanza
 sia conforto e mercede
 la gloria dell’amar senza speranza.
 
480   Se amerò senza sperar,
 saprò amar ma con più fede.
 
    Scema il merto alla costanza
 il piacer della speranza
 e il disio della mercede.