Griselda, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA XIV
 
 GRISELDA, ELPINO con EVERARDO e poi OTONE nascosto
 
 ELPINO
 Qual chiedesti, ecco il figlio.
 Tel concedo un momento.
 Temo usarti pietà con mio periglio. (Elpino si ritira. Otone a parte lo afferra e gli parla all’orecchio)
 GRISELDA
 Everardo, o soave
350frutto dell’amor mio,
 in te già di quest’alma
 bacio una parte, bacio
 l’immagine adorata
 del mio Gualtiero; e in questo bacio sento
355rallentarsi il rigor del mio tormento.
 OTONE
 Ciò che imposi eseguisci. (Piano ad Elpino)
 GRISELDA
 Labbro vezzoso e caro...
 ELPINO
                                             A me, Griselda, (Va a prenderle di mano il fanciullo)
 lascia...
 GRISELDA
                 Ancora un momento.
 ELPINO
 Non posso.
 GRISELDA
                       Oimè! Di vita
360toglimi ancor. (Elpino guarda Otone)
 OTONE
                              Che più dimori? (Minacciandolo)
 ELPINO
                                                               Invano. (Togliendole di braccio Everardo)
 GRISELDA
 Chi è di cor sì spietato
 che contenda a una madre il dolce amplesso?
 ELPINO
 Tel dica Otone. (Mostrandole Otone che si avanza)
 OTONE
                                Il tuo Gualtiero istesso.
 GRISELDA
 Da labbro più odioso
365giunger non mi potea nome più caro.
 OTONE
 Io pietoso tel lascio.
 GRISELDA
 Ricuso il dono.
 OTONE
                              Ingrata.
 GRISELDA
                                               Ecco veloce,
 per non soffrir tuoi sguardi,
 alla dura partenza il cor si appresta.
370(Mio Gualtier, ti ubbidisco).
 OTONE
                                                      Odi; t’arresta.
 GRISELDA
 
    So che vuoi parlar d’amore;
 né al mio core
 sa piacer la tua favella.
 
    Non dar luogo a rea speranza,
375così vuol la mia costanza
 e il tenor della tua stella.