Gl’inganni felici, Venezia, Nicolini, 1696

 SCENA V
 
 BRENNO, ALCESTE e poi AGARISTA
 
 BRENNO
 A te viene Agarista.
 ALCESTE
105Che mai vorrà?
 BRENNO
                                Se astrolago foss’io,
 ben saperlo dovrei.
 ALCESTE
 Altro io non so che i crudi affanni miei.
 AGARISTA
 Alceste.
 ALCESTE
                  Principessa.
 AGARISTA
                                           E ben, qual fato
 mi predicon le stelle?
 ALCESTE
                                          Io già osservai
110gli astri fissi e gli erranti.
 De l’oroscopo tuo, de’ tuoi natali
 vidi i segni e gli aspetti;
 e se pur non m’inganna il cielo e l’arte,
 per te volger mirai tutti i pianeti
115solo influssi in amor placidi e lieti.
 BRENNO
 O che pensieri sciocchi! (A parte)
 In amor la fortuna
 da le stelle non vien ma da quegli occhi.
 AGARISTA
 Male si accorda, Alceste,
120il tuo augurio al mio cuor.
 ALCESTE
                                                  Da que’ sospiri
 esce vampa d’amore. A che l’ascondi?
 AGARISTA
 Celo l’amor, perché l’oggetto è vile.
 ALCESTE
 (Forse d’Orgonte parla).
 AGARISTA
 (Sol d’Armidoro intendo). (A parte)
 ALCESTE
125A me ti fida.
 AGARISTA
                          Io voglio amar tacendo.
 
    Ardo amante d’un sembiante,
 tutto brio, tutto beltà.
 
    Ma qual sia la fiamma mia,
 fuorché l’alma, altri nol sa.