Gl’inganni felici, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA XI
 
 ALCESTE e SIFALCE
 
 ALCESTE
 Pace come aver puoi,
 infelice Sifalce,
 da’ tradimenti tuoi?
 SIFALCE
                                        (Scoperto io sono).
 ALCESTE
680Ma Sifalce, che dissi? Orgonte sei.
 SIFALCE
 (Non vi è più dubbio. Oh dei!)
 ALCESTE
 Principe no, ma traditor, ma solo
 de’ talami reali
 violator profano.
 SIFALCE
                                 (E come il seppe?)
 ALCESTE
685Ahi che vidi? Che udii?
 SIFALCE
                                              (Mi sembra insano).
 Meno furore, Alceste.
 Che vedesti? Che udisti? A che mi sgridi?
 ALCESTE
 Cose vidi ed udii che sì agitato
 m’hanno lo spirto ed il pensier, che appena
690mi lasciano il respiro;
 e non so come vivo e come spiro.
 SIFALCE
 Narrami ’l tutto.
 ALCESTE
                                 Ascolta. Erami accinto,
 per iscoprir de’ tuoi novelli affetti
 l’origine e gli eventi,
695a scongiurar gli spirti averni e Pluto...
 SIFALCE
 Che intendesti?
 ALCESTE
                                Quand’ecco
 ombra pallida, esangue e fuor dell’uso
 lagrimosa e dolente,
 entra il cerchio segnato e tutta lorda
700di sangue e pianto, a me sì parla e spesso
 le vien dal duolo atroce
 tra il singhiozzo e il sospir rotta la voce.
 Turbar ti senti?
 SIFALCE
                                Io? Nulla.
 ALCESTE
 «Vedi, Alceste» dicea
705«vedi un’alma infelice,
 da mentite lusinghe
 allettata e schernita,
 senza onor, senza vita.
 Vedi una principessa,
710del tessalo monarca unica figlia.
 Oronta io sono, Oronta,
 per troppo amor, per troppa fé già morta».
 SIFALCE
 (Che sento!)
 ALCESTE
                          E non ti turbi?
 SIFALCE
                                                       A me che importa?
 ALCESTE
 (O cor di sasso!)
 SIFALCE
                                 Altro hai che dirmi?
 ALCESTE
                                                                        Ascolta.
715«Va’» seguia l’infelice
 «va’ e Sifalce ritrova; ah, non Sifalce
 ma Orgonte l’infedel, che mi tradì,
 e per me in fiero suon sgridal così:
 "Oh di regie fanciulle
720violator lascivo, alma da trace,
 bel trofeo che ottennesti,
 ingannando una vergine innocente?
 Una vergine, oh dio,
 che te già del suo cor, te del suo regno,
725te del suo letto avea chiamato a parte
 col titolo di sposa, anzi di serva.
 Ah, dall’ora fatale
 che mi lasciasti, iniquo,
 su le vedove piume
730a trar torbide notti e freddi sonni,
 come ti ha sostenuto
 questo suol che tu calchi?
 Questo ciel che ti vede?
 Quest’aura che respiri?
735Anzi, come hai potuto
 tu il peso sostener del tuo peccato,
 anima vile e cavaliero ingrato?
 E puoi frenar i pianti ed i sospiri,
 crudel?"»
 SIFALCE
                     Rider mi fai. Perché ti adiri?
 ALCESTE
740«Ma che lagrime spargo? A che consumo
 inutili lamenti? Ah, se nol credi (Snuda uno stilo)
 a me, credilo a un ferro; e perché io possa
 seguirti ed agitarti, ombra insepolta,
 al mio sangue, o crudel, credilo ormai». (Alza il ferro per piagarsi)
 SIFALCE
745Ferma, Alceste, che fai? (Gli trattiene il colpo)
 ALCESTE
 Ciò disse e fece la tradita Oronta;
 poi con alto sospiro all’aure sparve.
 SIFALCE
 Questi furono, Alceste, o sogni o larve.
 Ma de’ miei novi amori
750nulla ti disse?
 ALCESTE
                             E il misero racconto
 nulla ti mosse?
 SIFALCE
                               Ho il core in calma e solo
 mi spiacea che di Oronta
 troppo al vivo esprimessi ’l volto e i gesti.
 ALCESTE
 (Cor mio più non sperar; troppo intendesti).
 SIFALCE
 
755   Vorresti farmi piangere
 ma pianger non poss’io l’altrui martoro.
 
    Allora piangerò
 che mio far non potrò
 quel bel che adoro.