Griselda, Venezia, Niccolini, 1701

 SCENA ULTIMA
 
 GUALTIERO
 Griselda.
 GRISELDA
                    Altro non manca
1205che il sovrano tuo impero.
 GUALTIERO
                                                  Impaziente
 è un amor tutto foco.
 GRISELDA
 Anche Griselda amasti.
 GUALTIERO
 La tua viltà le chiare fiamme estinse.
 GRISELDA
 Per l’illustre tua sposa ardano eterne.
1210Ah non voler da lei
 de la mia tolleranza i rari esempi.
 Mal può darli Costanza,
 gentil di sangue e poco
 d’una rigida sorte,
1215qual io vil donna, in mezzo agli ostri avvezza.
 COSTANZA
 (O bontade!)
 ROBERTO
                           (O virtude!)
 GUALTIERO
                                                    (Il cor si spezza).
 CORRADO
 Che più chiedi?
 GUALTIERO
                                L’estrema
 prova di sua fermezza. Oton.
 OTONE
                                                       Mio sire.
 GUALTIERO
 Ti avanza; e tu, Griselda...
 GRISELDA
1220Ubbidisco. (Che fia?)
 ROBERTO
 (E ti perdo?)
 COSTANZA
                           (E non moro?)
 A DUE
                                                        Anima mia.
 GUALTIERO
 (Che pensi, o cor?) Tempo è, Corrado.
 CORRADO
                                                                       Ah vedi
 che non t’inganni.
 GUALTIERO
                                    In sua virtù confido.
 CORRADO
 Non è alfin più che donna.
 GUALTIERO
1225Ma tal che far può scorno al sesso forte.
 CORRADO
 Opra a tuo senno.
 GUALTIERO
                                   Amor mi assista.
 CORRADO
                                                                    E sorte.
 GUALTIERO
 Assai soffristi. È degno
 di premio il tuo coraggio e n’ho pietade.
 Più non sarai, Griselda,
1230pastorella ne’ boschi o ancella in corte.
 Ma...
 GRISELDA
             Che?
 GUALTIERO
                         (Cor mio, che tenti?)
 GRISELDA
 Signor...
 GUALTIERO
                   Del fido Oton sarai consorte.
 OTONE
 (Gioie, non mi uccidete).
 GRISELDA
 Io d’Otone?
 GUALTIERO
                         Egli è ’l forte
1235sostegno del mio scettro, egli il più chiaro
 fregio de la Sicilia. Il sangue, il merto
 gli acquistan nel mio regno amor, rispetto.
 È tal che con Griselda,
 dopo il suo re, può aver comune il letto.
 GRISELDA
1240Io di Otone?
 GUALTIERO
                          La fede
 a lui porgi di sposa.
 OTONE
 (O sorte avventurosa!)
 GRISELDA
 Ah! Mio sire.
 GUALTIERO
                           Ubbidisci.
 Tel comanda il tuo re.
 GRISELDA
                                          Mio re, mio nume,
1245mio sposo un tempo e mio diletto ancora,
 se de’ tuoi cenni ognora
 legge mi feci, il sai; dillo tu stesso;
 popoli, il dite voi, voi che ’l vedeste.
 Mi ritogliesti il regno;
1250m’imponesti l’esiglio;
 tornai ninfa a le selve;
 venni ancella alla reggia,
 ministra a’ tuoi sponsali.
 Mali, rischi, sciagure, onte, disprezzi,
1255tutto, tutto soffersi,
 senza dirti spietato,
 senz’accusarti ingrato.
 Ma ch’io d’Oton sia sposa?
 Che sia d’altri il mio core,
1260la mia fede, il mio amore?
 Mi perdona, Gualtiero. È questo, è questo
 il caro ben che solo
 libero dal tuo impero io m’ho serbato.
 Tua vissi e tua morrò, sposo adorato.
 GUALTIERO
1265(Lagrime, non uscite). Ommai risolvi,
 o di Otone o di morte.
 GRISELDA
 Morte, morte, o signor. Servi, custodi,
 aguzzate ne’ ferri,
 spremete ne’ veleni,
1270ne’ tormenti inasprite
 la morte mia. La gloria
 chi avrà di voi del primo colpo? Ah sposo,
 a la tua mano il chiedo
 e prostrata lo chiedo, (S’inginocchia. Gualtiero non la oserva)
1275se pur cader per una man sì cara
 non è, dolce consorte,
 anzi vita che morte.
 Pur sia pena o sia dono, a te la chiedo.
 Fa’ ch’io vada agli Elisi, ombra superba,
1280con l’onor di tua fede, e ch’ivi additi
 le tue belle ferite,
 opra già de’ tuoi lumi, or del tuo braccio.
 GUALTIERO
 (Non più, cor mio, non più). Sposa, ti abbraccio. (Solleva Griselda e la abbraccia)
 OTONE
 (Misero Oton!)
 CORO
                               Viva Griselda, viva.
 GUALTIERO
1285Popoli, che rei siete
 del cielo e del re vostro, ommai vedete
 qual regina ho a voi scielta, a me qual moglie.
 La virtù, non il sangue
 tal la rende a’ vostr’occhi ed al mio core.
1290Or con tal pentimento
 facile a voi perdono il vostro errore.
 OTONE
 Gran re, sol è mia colpa
 il pubblico delitto. Io fui che, spinto
 da l’amor di Griselda, indussi il regno
1295più volte a l’ire. Ebber gran forza i doni
 ne l’anime volgari,
 ne le grandi il mio esempio.
 Ecco, perdon ti chiedo.
 GUALTIERO
 Il tuo dolor mi basta e tel concedo.
 CORRADO
1300Nobil pietà!
 COSTANZA e ROBERTO
                         (Che spero?)
 GUALTIERO
 Ma tu taci, o Griselda? E lieta appena
 al tuo amico destin mostri la fronte?
 Forse non gli dai fede? O forse intera
 non è ancor la tua gioia?
 GRISELDA
1305Tel confesso, mi è pena
 di Costanza la sorte. Ella era degna
 di te.
 GUALTIERO
             Sposa del padre è mai la figlia?
 GRISELDA e COSTANZA
 Come?
 GUALTIERO
                 Il dica Corrado.
 CORRADO
 Sì, Costanza è tua prole
1310che piangesti trafitta.
 GRISELDA
                                          O figlia!
 COSTANZA
                                                            O madre!
 GRISELDA
 Ben mel predisse il core e non lo intesi.
 GUALTIERO
 Tu l’amor di Costanza,
 ch’ora in sposa ti dono,
 tutto non m’involar, Roberto amato.
 ROBERTO
1315Il tuo dono, o gran re, mi fa beato.
 GUALTIERO
 Meco ommai riedi, o cara,
 su la real mia sede.
 OTONE
 E sia Everardo il tuo, ma tardo, erede.
 CORO
 
    Imeneo, che se’ d’amore
1320dolce ardor, nodo immortale,
 de la coppia alma reale
 stringi l’alma, annoda il core.
 
 GUALTIERO e ROBERTO
 
    Bianca man, col tuo candore
 d’un bel core ancor fai fede.
 
 COSTANZA e GRISELDA
 
1325   Di quest’alma, ove amor siede,
 spirto e vita è sol l’onore. (Il coro replica «Imeneo», eccetera)
 
 Il fine del drama