Griselda, Venezia, Niccolini, 1701

 SCENA XIII
 
 GRISELDA e GUALTIERO che viene vagheggiando un ritratto
 
 GUALTIERO
 
    (Quanto vago è quel sembiante
 che mi accende e m’innamora!)
 
 GRISELDA
 
320   (Ma più fida e più costante
 è quest’alma che ti adora).
 
 GUALTIERO
 Ne la reggia tu ancora,
 Griselda? E non partisti?
 GRISELDA
 Parto, amato mio re, poiché mi è tolto
325dirti «amato mio sposo».
 Già ritorno a le selve. Eccomi ancora
 in quel rustico ammanto, in cui ti piacqui.
 GUALTIERO
 (Adorate sembianze).
 GRISELDA
 Tal mi presento a te, non perché speri
330più di piacerti ancor. Fu, se mi amasti,
 tua bontà, non mio merto.
 Vengo sol da quegli occhi,
 sì, da quegli occhi ond’ardo,
 a ricever l’estremo,
335sia pietoso o crudel, sempre tuo sguardo.
 GUALTIERO
 Che? Di te mi favelli! Ed io credea
 che la nuova mia sposa
 ti occupasse il pensier. La vidi, o quanto
 bella e gentil! Tu stessa
340l’ameresti, o Griselda.
 GRISELDA
                                           E l’amo anch’io. (Gualtiero torna a mirare il ritratto)
 Ciò che piace al tuo affetto è caro al mio.
 GUALTIERO
 Nel suo ritratto appunto
 vagheggio il dardo, onde trafitto ho ’l core.
 GRISELDA
 La tua gioia è conforto al mio dolore.
 GUALTIERO
345Vedi s’io mento. (Dandole il ritratto)
 GRISELDA
                                  O numi! (Lo mira attenta)
 Quai sembianze! Qual volto!
 GUALTIERO
 Che ti sembra?
 GRISELDA
                               Ah, signore,
 ne’ suoi lumi ha i tuoi lumi,
 ne la sua la tua fronte; e in lei ravviso,
350solo alquanto men crudo, il tuo bel viso.
 GUALTIERO
 È bella?
 GRISELDA
                  È di te degna.
 GUALTIERO
 Godrò seco felice. (Togliendole di mano il ritratto)
 GRISELDA
                                    Il ciel ti dia
 lunga età, fausto regno.
 De’ tuoi figli i nipoti
355ti vezzeggino intorno; e appena in tanta
 serie d’alte fortune,
 ti sovvenga talvolta
 de la misera tua fedel Griselda.
 Ella torna a’ suoi boschi,
360onde trarla a te piacque, e sol vi reca
 un rifiuto di morte, un cor senz’alma.
 GUALTIERO
 Altro dirai?
 GRISELDA
                         Che serbi
 la pietà, che a me nieghi,
 per l’innocente figlio; e in lui perdoni
365al tuo, non al mio sangue.
 GUALTIERO
 Non più.
 GRISELDA
                    Parto, mio sire.
 Lunge dal caro oggetto
 troppo qui ti rattenni.
 La forza, che a te fai, ti leggo in volto.
 GUALTIERO
370Torna a’ boschi e ti affretta.
 (Ceder mi converrà, se più l’ascolto).