Griselda, Venezia, Niccolini, 1701

 SCENA VIII
 
 ROBERTO e COSTANZA
 
 ROBERTO
 Costanza, eccoti in porto.
 Questa che premi è la Sicilia; e quella
190è l’alta reggia, ove Gualtiero attende
 leggi dal ciglio tuo per darle al mondo.
 COSTANZA
 Ah Roberto, Roberto.
 ROBERTO
 Tu sospiri? Ed accogli
 mesta le tue grandezze?
 COSTANZA
                                              Io mi torrei
195più volentier viver privata e lunge
 da quella reggia, a me di gioie avara,
 purch’io di te, tu di me fossi.
 ROBERTO
                                                       O cara.
 COSTANZA
 
    Un sol de’ tuoi sguardi
 val ogni grandezza.
 
200   Nel dirti: «D’affetto
 mi struggo e tu m’ardi»
 ho tutto il diletto
 che l’alma più apprezza.
 
 ROBERTO
 Ah! Che un sol lampo appena
205de l’aureo scettro e del reale ammanto
 ti verrà a balenar sulle pupille,
 che ti parrà a quel lume
 vile l’amor che per me t’arde; e cinta
 di corona le chiome,
210accostarti a l’udito
 non lascerai pur di Roberto il nome.
 COSTANZA
 Poco, incredulo, poco
 il mio cor tu conosci
 e pur tutto il possiedi. Al cielo, a’ numi
215giuro che più...
 ROBERTO
                               Deh taci.
 Col grado cangerai sensi e costumi.
 COSTANZA
 Andiam ora, se ’l vuoi,
 dove meno è di rischio e più di pace.
 Verrò, se pur ti piace...
 ROBERTO
220No no, regna nel mondo
 come su l’alma mia. Sì vil non sono
 che a discender dal trono io ti esortassi.
 Non ti amerei, se a prezzo tal ti amassi.
 COSTANZA
 Pensa che, giunta al regno e altrui consorte,
225mi vieteran l’amarti,
 per tuo, per mio gastigo, onore e fede.
 ROBERTO
 Lo so; ma pur disio
 più la grandezza tua che ’l piacer mio.
 COSTANZA
 Poscia invan ti dorrai.
 ROBERTO
                                           La tua beltade,
230ch’amo ancor né più spero,
 più che degna di me, degna è d’impero.
 
    Gioirò, goderò,
 purché ti miri in soglio.
 
 COSTANZA
 
    Vorrai pregarmi
235ch’io non ti udrò.
 
    Vorrai sgridarmi
 ch’io riderò;
 e avrò contento
 del tuo cordoglio.