Lucio Vero, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA XV
 
 BERENICE e i suddetti
 
 BERENICE
 Di pietà non è tempo;
1315è tempo di rigor, tempo è di stragi.
 LUCILLA
 Berenice...
 BERENICE
                       Lucilla,
 strigner puoi quella man che fuma ancora
 del sangue del mio sposo?
 LUCIO VERO
 Come?
 BERENICE
                 Amare un tiranno,
1320teco sì traditor, meco sì iniquo?
 LUCIO VERO
 Dunque!...
 BERENICE
                       Sì sì, tiranno,
 egli è morto. Ecco il ferro
 che lo trafisse. Eccone il sangue. Il mira.
 Ne godi, empio, ne godi. Or va’; che badi?
1325Va’ a saziar la vista
 nel cadavere esangue... e in quelle piaghe...
 Vanne... Oimè! Voi cedete,
 ire mal sostenute, e il duol vi opprime.
 CLAUDIO
 Desta pietà.
 BERENICE
                         Ma che più piango? In vita
1330mi sostenea la sola
 speme della vendetta. Amato sposo,
 perdonami se fui
 troppo tarda a seguirti o a vendicarti
 troppo impotente. Omai quel ferro istesso,
1335quello che te svenò me sveni ancora.
 Berenice, si mora. (Alza il ferro per uccidersi)