Lucio Vero, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA XXI
 
 VOLOGESO e BERENICE
 
 VOLOGESO
 Berenice, abbandona
 il disegno crudel. Per quella fede
930che ti serbai, che all’ultimo respiro
 ti serberò, per quei begli occhi amati
 e per cotesta man, per questi rivi
 che mi sgorgan da’ lumi,
 se m’ami ancor, lascia ch’io mora e vivi.
 BERENICE
935Sposo, non più. Nel tuo morir rifletti
 qual parti e qual rimango.
 A chi vivrei, te estinto?
 All’iniquo tiranno, a novi mali?
 A un lungo affanno? A una perpetua morte?
940A chi vivrei? Parla.
 VOLOGESO
                                      Al mio amor.
 BERENICE
                                                                Deh caro,
 poiché il chiede la sorte,
 morremo uniti e porteremo entrambi
 alla tomba quest’ossa, al ciel quest’alme.
 Siam d’amore e di fede un raro esempio
945alle venture età. La morte unisca
 le nostre anime fide, i nostri cori
 e sia talamo un sasso a’ casti amori.
 VOLOGESO
 
    Deh vivi, o cara, vivi
 e serba in te quest’alma e questo cor.
 
950   Perché mi vuoi rapir
 la gloria del morir senza timor?
 
 BERENICE
 
    Non posso, o dolce vita,
 quando a morir tu vai, viver in me.
 
    Se la mia vita sei,
955dimmi, come vivrei, già morta in te?
 
 Il fine dell’atto secondo