Lucio Vero, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA XX
 
 VOLOGESO, BERENICE ed ANICETO
 
 VOLOGESO
885Berenice, mia vita,
 mia bell’alma e mio cor, quanto mi è caro
 il poterti mirar pria di morire.
 BERENICE
 Vologeso, raffrena
 l’impeto della gioia. Anzi che morto
890la bell’alma tu spiri,
 vengo pene a recarti e non conforto.
 ANICETO
 Re, che ancor tal ne’ ceppi
 devo onorarti, in sì fatal momento
 godi un favor d’augusto.
895Sappi usarne in tuo pro. L’alta sentenza
 già per te è stabilita.
 O senza Berenice o senza vita.
 VOLOGESO
 Io senza Berenice?
 ANICETO
 Regina, in vani pianti
900perder non devi irresoluta il breve
 tempo che ti è concesso.
 Sola resta e risolvi.
 BERENICE
 No, ti ferma, Aniceto.
 Già quest’alma è risolta.
 ANICETO
905A che?
 VOLOGESO
                Forse a lasciarmi?
 BERENICE
 Di re tiranno empio ministro, ascolta.
 Vanne a cesare e digli (Prende Vologeso per mano)
 che rifiuto il suo amor, sprezzo il suo impero.
 Digli che attendo anch’io
910al fianco del mio sposo
 la sentenza crudel. Frema, minacci;
 digli che nol pavento e che dal mio,
 dal dolce mio consorte
 non potrà più staccarmi
915immagine d’orror, faccia di morte.
 VOLOGESO
 E vuoi?...
 BERENICE
                     Teco morir.
 ANICETO
                                             Troppo tu irriti...
 BERENICE
 Parti né replicar.
 ANICETO
                                  M’impose augusto
 che a lui guidarti...
 BERENICE
                                     E l’oseresti, iniquo?
 La pena pagherai, se più resisti.
920Parti.
 ANICETO
              E a cesare devo?...
 BERENICE
 Digli così. Quanto risolsi, udisti.
 ANICETO
 
    Andrò, dirò così
 che hai più che bello il volto,
 fiero e superbo il cor.
 
925   Ma sarà forse un dì
 tua pena e tuo cordoglio
 l’orgoglio ed il rigor.