Lucio Vero, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA VI
 
 VOLOGESO e BERENICE
 
 VOLOGESO
590Non è sazio il destino,
 sposa, de’ nostri mali. Ancora in noi
 v’è qualche parte illesa
 e tal che meritar può gli odi suoi.
 BERENICE
 Sia la nostra costanza
595suo rimprovero e scherno. Alfin stancarlo
 può sofferenza e disarmarlo ancora.
 VOLOGESO
 Con occhio asciutto ognora
 incontrai le sciagure. Una v’è alfine
 che desta i miei timori e li discolpa,
600il vederti d’altrui. L’empio tiranno,
 ciò che per me sperai, chiede il tuo affetto;
 e vuole a sì gran prezzo
 dar fama alla mia morte e al suo diletto.
 BERENICE
 Mio re, se così il fato
605sol può farti infelice, ei s’arma invano,
 tu invan paventi. Quanto
 crescono i mali tuoi, cresce il mio amore.
 Son per te Berenice,
 benché servo tu sia, benché depresso.
610Non amai la tua sorte; amai te stesso.
 VOLOGESO
 Ma chi può del tiranno
 torti agl’insulti?
 BERENICE
                                Un fermo cor. Rinforza,
 assicura i tuoi voti.
 Sarò qual fui, qual più mi brami, o caro;
615e mai dall’amor tuo, dalla tua sorte
 non potrà dilungarmi altri che morte.