Enone, Venezia, Pasquali, 1744
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Copia
SCENA VI
PARIDE
PARIDE
810
Qual mi resta speranza
in sì avverso destin? Chi in mio soccorso
sarà? Pietoso re? Ma giusto e irato.
Femmina amante? Ma tradita e offesa.
Qual primo placherò? Tu, bella dea
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d’amor, tu, Citerea,
che in ricever da me nel gran litigio
il favorevol voto
tanti mi promettesti almi diletti,
vien tu in mia aita; e non soffrir che chiuda
820
i teneri anni miei morte angosciosa
in odio al mio regnante e alla mia sposa.
Poc’anzi era lieto;
or sono infelice;
perché non mi lice
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sperar che la sorte
si torni a cangiar?
Ahi! Vano conforto!
Conosco il mio torto.
Severo è ’l regnante.
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Tradita è l’amante.
Si vuol la mia morte.
Convien disperar.
Il fine dell’atto terzo