Lucio Vero, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA XI
 
 BERENICE e VOLOGESO
 
 BERENICE
 O Vologeso, o tanto
 già sospirato e pianto,
 mio dolce ben, mio sposo,
225tu in Efeso? Tu vivo? E ti rivedo?
 VOLOGESO
 Vivo, in Efeso e tuo,
 dopo un anno di pianti e di sospiri,
 Berenice adorata,
 tu mi vedi, io t’abbraccio.
 BERENICE
230Stringi, amor...
 VOLOGESO
                               Giove, eterna...
 BERENICE e VOLOGESO
                                                             Un sì bel laccio.
 BERENICE
 Come estinto la fama
 ti pubblicò? Mi narra
 la serie de’ tuoi casi. I miei palesi
 l’affetto altrui, la mia costanza ha resi.
 VOLOGESO
235Nel dì fatal che cesse
 il destino dell’Asia a quel di Roma,
 fra’ cadaveri parti
 tutto piaghe anch’io giacqui. I miei più fidi
 dalle stragi e dal campo
240trassermi esangue e fui creduto estinto.
 Fu lungo il male e periglioso. Alfine
 lo vinse arte e natura.
 Intesi allor te prigioniera; e quasi
 fece il dolor ciò che non seppe il ferro.
245Piansi, vedovo sposo,
 Berenice cattiva e piansi ancora
 negli affetti d’augusto
 Berenice infedel.
 BERENICE
                                  Ma fosti ingiusto.
 VOLOGESO
 Pieno di gelosia, d’ira e d’amore,
250qui venni ignoto. Amico
 Aniceto mi resi e nella reggia
 m’aprì l’ingresso il canto
 che ne’ primi anni miei fu mio diletto.
 Ciò che tentai ti è noto.
255Ora son fra catene e son felice,
 poiché dar m’è concesso
 un congedo e un amplesso a Berenice.
 BERENICE
 Amplesso fra catene
 è misero piacer. Se ad ispezzarle
260può giovar sangue o pianto,
 pianto e sangue si versi.
 Vadasi a’ piè d’augusto...
 VOLOGESO
 Ah, Berenice, ah temi
 d’espormi a più gran mali.
265Un rival non si salva
 che per farlo più misero.
 BERENICE
                                                Il tuo rischio
 è vicin; che far posso?
 VOLOGESO
 Tenta altra via, se mi vuoi salvo. Questa
 per te inutile fia, per me funesta.