Lucio Vero, Venezia, Niccolini, 1700

 SCENA XV
 
 BERENICE e li suddetti
 
 BERENICE
1315Di pietà non è tempo;
 è tempo di rigor, tempo è di stragi.
 LUCILLA
 Berenice...
 BERENICE
                       Lucilla,
 strigner puoi quella man che fuma ancora
 del sangue del mio sposo?
 LUCIO VERO
1320Come?
 BERENICE
                 Amare un tiranno,
 teco sì traditor, meco sì iniquo?
 LUCIO VERO
 Dunque!...
 BERENICE
                       Sì sì, tiranno,
 egli è morto. Ecco il ferro
 che lo trafisse. Eccone il sangue. Il mira.
1325Ne godi, empio, ne godi. Or va’; che badi?
 Va’ a saziar la vista
 nel cadavere esangue... e in quelle piaghe...
 Vanne... Aimè! Voi cedete,
 ire mal sostenute, e ’l duol vi opprime.
 CLAUDIO
1330Desta pietà.
 BERENICE
                         Ma che più piango? In vita
 mi sostenea la sola
 speme de la vendetta. Amato sposo,
 perdonami se fui
 troppo tarda a seguirti o a vendicarti
1335troppo impotente. Ommai quel ferro istesso,
 quello che te svenò me sveni ancora.
 Berenice, si mora. (Alza il ferro per uccidersi)